Tutti che pensano alla vittoria. Il risultato che scatena entusiasmi. A me invece è rimasta impressa la delusione di un ragazzo cresciuto con un amore profondo e costretto al divorzio. La faccia di Alvaro Morata all’uscita di scena dal Santiago Bernabeu è un romanzo. È la storia di un bambino che cresce sognando di giocare un giorno una partita di Champion’s in quello stadio dove ci sono tutti i suoi beniamini. Che cresce con la maglia dei blancos che porta anche a letto. Che si sveglia ogni mattina per inseguire quella magia. Che si avvicina anno dopo anno, categoria dopo categoria, gol dopo gol. Ci arriva. Uno su un milione ce la fa e lui al Real aveva bruciato le tappe. Ma il calcio che sognava non comprendeva affari e compravendite. Non aveva messo in conto che il pubblico vuole il nome che rimbomba, che suona in una lingua diversa, esotica e affascinante. Uno che si chiama come tanti del posto non scatena queste energie. Alvaro è costretto ad andar via. Il destino lo pone di fronte alla sua infanzia. Pensa sia un nuovo esame, l’ultimo, il più importante per dimostrare che merita un finale felice per la sua infantile fiaba. C’è una sola cosa da fare, giocare bene e segnare. Lo fa con la morte nel cuore, guardandosi allo specchio, senza gioire, sperando che il mondo capisca. E quando c’è il cambio, dalla sua gente si aspetta gli applausi. Il sostegno del popolo che rivendica la paternità di un figlio. E invece arrivano i fischi. Inna…Morata e deluso. Come troppi giocatori del vivaio che spendono infanzia e adolescenza per coronare un sogno. E quando arrivano vengono cacciati per fare spazio ad un nome esotico, ad uno straniero, ad un “procurato” da manager che sa fare gli affari. Al Real come al Cagliari. Facce deluse di uomini che vorrebbero tornare. A cui hanno detto che solo dimostrando ciò che valgono possono arrivare a centrare l’obiettivo. Una truffa. L’unica cosa che conta è il successo. Sono i soldi. E insegnare la passione, la fedeltà, il legame, diventa sempre più difficile. In una sera di champion’s ho letto soprattutto questo. Il pianto nel cuore di un patriota costretto all’esilio.