Ogni partita che finisce così è una sconfitta. Ma non solo per la squadra che perde, anche per quella che vince. È la sconfitta dello sport, del gesto tecnico, dell’agonismo, della giusta tattica. Tutte le partite di cui si continua a parlare per la VAR, per l’arbitro, per il gesto scorretto di un calciatore, per il coro becero dei tifosi, sono una sconfitta. Il giorno dopo Cagliari-Juventus il lavoro tecnico, tattico e atletico delle due squadre è anonimo, scompare, di fronte ad una politica del calcio che imperversa e che fa parlare di se, litigare la gente, dividere la società. Invece di guardare avanti per far crescere la passione e quindi il movimento economico, si punta al profitto ad ogni costo, all’autoconservazione del sistema. Ci si preoccupa della regia del campionato. Si vuole mantenere aperta la classifica, alimentare la concorrenza tra le società più forti del torneo. A discapito dello sport, delle sue regole, dei miracoli che riesce ad attuare quando si soverchiano i pronostici Un sistema condizionato dai numeri. Non può crescere il distacco, non può calare l’interesse, non può crollare il numero degli abbonati. Ed ecco il sistema che si adopera perché l’inseguitrice non perda terreno, perché si parli di calcio anche a costo delle esclusive polemiche. Non si può contare sul contributo professionale e disinteressato di molti professionisti che non dovrebbero essere protagonisti. Si parla di più di Calvarese e della VAR di quanto si parli del gol di Bernardeschi, dei colpi di testa di Pavoletti, delle giocate di Dybala, del palo di Farias e le parate di Szczesny. È la sconfitta del calcio se l’arbitro mette la testa sotto la sabbia per privilegiare il successo della più forte. Se l’informazione tollera i soprusi dei più forti sui più deboli. Se un cretino urla “pecoraro” al confinante di stazzo o fa “buuu” ad un uomo che ha la pelle poco più scura della sua e forse meglio lavata. È una sconfitta per il calcio se la corruzione  legata agli interessi, se la vittoria ad ogni costo, se gli aspetti sub culturali prendono il dominio sullo sport fonte di progresso. È una sconfitta che purtroppo non  tutti capiscono ed ecco perché si giustifica tutto e tutti. Non rendendosi conto che ad ogni partita così, c’è un tifoso che spegne la tivù, rinnega l’abbonamento, smette di andare allo stadio, non si riconosce più in un fenomeno del quale era innamorato