
UN SERIO DILETTANTISMO
- Settembre 18, 2013
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Da ormai due anni abbiamo avviato un canale sportivo tutto sardo. Una crociata nelle macerie economiche della Sardegna, alla ricerca di una strategia che potesse ridare valore al grande movimento che lo sport abbraccia. Una crociata che rischia di essere vana. Il mondo dello sport con il quale lavoriamo è quasi totalmente dilettantistico, ma l’organizzazione è assolutamente eterogenea. Ci sono dilettanti e dilettanti. Dilettanti organizzati che hanno capito l’importanza di avere una struttura senza lacune, dove la sinergia delle diverse componenti può contribuire a superare il momento di estrema difficoltà. E dilettanti che non hanno ancora saputo correggere il tiro e invece di cambiare strategia, cercare collaborazione, capire cosa può permettere il rilancio, si ostinano ad attuare una politica di sperpero. Ottimizzare vuol dire far rendere al massimo le risorse che si hanno a disposizione. Ogni cosa deve fruttare. L’obiettivo dello sport ha due principali obiettivi paralleli: l’attività e la promozione. Un bilancio che si chiude con lo zero, parallelo ad una attività crescente o almeno conservante è il punto base. Molte di queste società poggiano su risorse che non cambiano da decenni, l’intervento di soci/finanziatori, molte volte anche imprenditori, o il contributo pubblico. I due ambiti attualmente più precari per diversi motivi. Il primo perché i limiti posti agli imprenditori/finanziatori hanno bloccato il riversamento di fondi. Qualcuno nel tempo aveva esagerato nello sfruttare il sistema e da qui un controllo esasperante che mette a repentaglio la sorte della stessa impresa che investe nello sport. Anche per evitare un semplice controllo fiscale che, per essere giustificato, riesce a scovare anche il più piccolo cavillo, l’imprenditore, se non è sparito, si è certamente fatto indietro. Il secondo, il contributo pubblico, è vittima dei tempi di pagamento, tempi biblici che lasciano scoperti paurosi, tali da mettere a repentaglio l’esistenza stessa delle società. Il canale sportivo voleva e vuole essere un supporto ulteriore. Sul modello dei grandi network si poneva l’obiettivo (in gran parte raggiunto) di selezionare il target per attrarre i grandi sponsor che pianificano anche in Sardegna. Nuove risorse. Ci si scontra con strutture di vendita pubblicitaria che non sempre sono capaci di varcare il mare per proporre pacchetti che possano attrarre gli sponsor che tradizionalmente arrivano in Sardegna attraverso interventi a pioggia, anche in questo caso ridotti, perché le prime vittime dei tagli per la razionalizzazione delle spese. Anche il grande sponsor vuole avere certezze e un prodotto che sia diverso dal passato. Finchè non si perfeziona questo meccanismo è necessario lucidare localmente lo sport. Ci deve essere l’immagine. Invece anche in questo caso, non si investe in immagine. Si preferisce continuare a spendere per vincere davanti a trenta persone, con stipendi a fondo perduto, piuttosto che pareggiare facendo uscire l’immagine della società dal piccolo contesto e creando il veicolo adatto per stimolare le oculate spese delle aziende locali. Soprattutto gli sport di squadra sono vittime di questo malo uso delle scarse risorse. Diversamente dalle manifestazioni occasionali che hanno capito che la loro conservazione è strettamente legata all’immagine che rendono ai tanti piccoli finanziatori. Non è un caso che ultimamente nel canale compaiano un numero crescente di singoli eventi invece che interi campionati di una sola squadra che avrebbe anche la cartellonistica da utilizzare in modo più ampio del rimanere oscura dentro uno stadio o una palestra. Forse perché sperano in una visibilità “dovuta” che purtroppo le televisioni locali non si possono più permettere. Sono i mal definiti “piccoli sport” che mostrano una grande capacità organizzativa. È inutile dire che il momento è grigio, molto cupo e che lo sport rischia di essere sempre più esclusivamente amatoriale e non dilettantistico. Amatoriale spesso e solo per chi si può permettere di pagarselo. E non dilettantistico per chi nella società vorrebbe avere una opportunità di formazione ed educazione civica. In questo senso forse andrebbe rivista anche la logica della Pubblica Amministrazione, propensa a spendere grandi cifre per grandi eventi internazionali e non a finanziare la visibilità di un sottobosco che di fatto è la Sardegna. Quella vera, quella dove lo sport lo fanno i Sardi e non le multinazionali che fanno tappa nell’Isola.
Davide Zedda
Sono verità, quelle che scrivi Vittorio, che lasciano molto riflettere. L’importanza dello sport, quello vero non può essere messo in dubbio, specie nella sua componente di crescita sociale e civile. Deve cambiare la mentalità che deve diventare più aperta e meno scontata e schematica. Diversamente non solo non si va da nessuna parte ma mancheranno sempre di più le risorse e di conseguenza molte realtà scompariranno e tutto ciò che amatoriale, come dici tu, per chi può permetterselo, andrà avanti per ciò che è e nulla più. Altra cosa è il dilettantismo, un grande patrimonio che dobbiamo difendere. Un caro saluto e complimenti per Videolina sport. Riesco a vedermi anche il tennistavolo, altra mia passione che non passa certo in tv… Grazie per il tuo e vostro impegno.
Silvio da Ardara
Ma trasmette in HD?
Se no, spero sparisca perché io ormai guardo solo i canali in HD col mio 46 pollici Full HD, Smart tv, 3D, 400 Hz
Vittorio Sanna
Lei mangia solo caviale: per Lei non ha senso la nostra esistenza. Ma pe tutti quelli che non hanno il suo 46 pollici Full HD, Smart tv, 480 Hz, magari può andar bene. O facciamo sparire anche loro?
Agus Emanuele
Credo che scherzasse, altrimenti sarebbe veramente preoccupante.