Prendo spunto da chi in questo periodo ha chiesto le dirette delle amichevoli del Cagliari in Sardegna e servizi puntuali in merito. Videolina Sport ha fatto più di quel che poteva con le sue risorse, compensando al servizio pubblico che non c’è stato. Le uniche immagini che avete visto sono le nostre, girate da noi e cedute a Infront in cambio del diritto di trasmettere le cronache integrali e in differita, a livello regionale, con il benestare del Cagliari Calcio. Un servizio reso senza che i cittadini versino un soldo sul nostro conto. Solo sintesi differite Sportitalia, qualche servizio RAI, NIENTE Sky e Mediaset. Diverso sarebbe se… 113,50 euro per 677.670 famiglie sarde. La RAI conta di incassare in Sardegna 76 milioni, 935 mila, 545 euro di abbonamenti. Quasi 77 milioni di euro per un servizio pubblico TV che ai Sardi viene reso in che modo? Ci sarebbe da riflettere perché da qui parte il grosso problema della nostra difficoltà culturale e conseguentemente economica. Informazione che possa essere utile ai Sardi ce n’è veramente poca. In che cosa si distingue il palinsesto RAI? Come si caratterizza tanto da giustificare la spesa per le nostre famiglie? L’informazione locale è decisamente inferiore a quella che propone qualsiasi emittente privata regionale. L’informazione nazionale non è superiore a qualsiasi altra emittente italiana. La garanzia di equità è un parametro soggetto a fluttuanti influenze politiche, potremmo definirle quasi “di regime”. Lo spazio concesso in palinsesti nazionali alla nostra Isola è praticamente nullo. Perché spendere MALE questi soldi? Una seria politica democratica dovrebbe permettere al cittadino di destinare il suo abbonamento al servizio che gli è più utile. 76 milioni di euro permetterebbero a qualsiasi TV sarda di poter programmare un palinsesto che risparmiando su nani e ballerine garantirebbe seria informazione, promozione del territorio, rilancio economico concreto. Perché oltre all’abbonamento la RAI mangia pubblicità in seguito a numeri e dati di ascolto che sono una naturale conseguenza dei soldi che può sperperare. Noi, in Sardegna, con 77 milioni di euro di base, potremmo comprare i diritti individuali del Cagliari Calcio, potenziare il sistema giornalistico, proporre cultura locale, acquistare pacchetti per garantire anche frivole trasmissioni di intrattenimento. 77 milioni di euro sono uno dei tanti bottini che alla Sardegna non producono vantaggi ma creano disservizi. Un’idea per i futuri amministratori che potrebbero smontare il giocattolo mangiasoldi. Per rilanciare un settore economico che garantirebbe la tutela delle minoranze e sarebbe un servizio reale per il cittadino.