Suazo e Branchini forse solo un pretesto. La filosofia del mercato la vera ragione di un conflitto. Ad operazioni concluse si capisce meglio dove Massimo Cellino voleva ribadire di essere il presidente. Nelle scelte e nelle prospettive. La rifondazione ce l’aveva nella mente ma con le dovute paure, Cambiare si doveva e cambiare si dovrà. La riflessione è stata lunga e ha portato alla scelta di un cambio graduale, senza correre pericolosi rischi. Nasce così il Cagliari di oggi che non è certo quello che si aspettava Donadoni che parlava di “certezze”. Le certezze erano giocatori già in Italia, costosi, legati a procuratori sanguisuga che non intendono mollare un soldo, anzi. Ed ecco perchè il mercato estero è diventato di moda. Due squadre. Quella del passato dalla quale partire. Una base che dà certezze. Un altra internazionale dalla quale pescare i ricambi integrandoli nel gruppo, senza traumi per i risultati e per gli stessi protagonisti. Un progetto che ha uno stile e una coerenza. Si potrà anche non condividerlo ma non è campato in aria. E a confrontare la rosa dell’anno scorso a quella attuale è difficile dire se è peggiore. Perchè il valore dei nuovi arrivi è tutto da verificare. E a scommettere contro si potrebbe anche perdere. Chi dice che non ci siano i prossimi beniamini rossoblu. Le perplessità maggiori riguardano l’attacco. Thiago Ribeiro e El Kabir avranno il compito di farci ricredere. A meno che non ci pensi Larrivey. E allora sembrerebbe proprio un miracolo