Soldi e buoi dei Paesi tuoi
- Agosto 10, 2011
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Non si tratta di nostalgia per la piccola bottega ma di una catena produttiva che va aggiustata. La crisi sta raggiungendo livelli preoccupanti e recuperare posti di lavoro è alla base del rilancio dell’economia. Bisogna ripartire da ciò che abbiamo ed evitare di andare a cercarlo altrove esportando di fatto il piccolo prodotto interno lordo. Il pane lavorato nel Paese, la frutta e la verdura locale, i mestieri antichi per evitare lo sfrenato consumismo. In sintesi spendere quanto più vicino a casa, dove “vicino” sta per “attività locale”. Una rinnovata sensibilità che non è puro campanilismo. C’è una differenza notevole tra l’euro che spendo dall’artigiano vicino di casa e i 50 centesimi spesi nel Centro Commerciale. L’euro rigenera lavoro, i 50 centesimi finiscono nel pozzo dal quale non posso più recuperarli. C’è bisogno di sacrificio comune: abbattere quanto più possibile i costi dei prodotti locali; spendere qualche spicciolo in più capendo l’investimento: i soldi rimangono all’interno del territorio, si vendono più prodotti , si produce di più, si lavora di più, si spende di più, così da chiudere la catena. Non basta però l’iniziativa personale. Le Amministrazioni, da quelle locali ai vertici Regionali devono incoraggiare la ripresa facilitando l’operazione, rivedendo la politica dei contributi, evitando che sia assistenzialismo gratuito se non addirittura clientelistica. Rimborsi a chi compra nelle aziende locali, abbattimento di costi fissi per tasse e energia per le aziende locali tali da rendere concorrenziali i prodotti, strategie mirate a ridurre i passaggi dal produttore al consumatore. Siamo al collasso. Rimettere in circolo il poco che abbiamo può servire a scoprire il tanto che non sfruttiamo.
Simone
concordo. è un messaggio che un certo beppe grillo manda avanti da tempo, ed ha implicazioni anche a livello albientale. perchè in sardegna dobbiamo comprare l’acqua che fa fare la plin plin? è da idioti…. per non parlare di tutto quello che viene dalla cina. se fosse visibile l’impatto ambientale sulla collettività di questi prodotti, solo apparentemente più “economici” di quelli nostrani.
è però anche l’ora che i produttori locali CALINO LE BRAGHE coi consumatori finali, accettino un po di rischio imprenditoriale e non si arrendano alla schiavitù del piccolo salario fisso fornito dalla grandedistribuzione. insomma, l’impegno deve essere reciproco.
marcello
vittorio,il tuo e’ sicuramente un discorso encomiabile.da parte in causa (faccio il falegname)nn posso che concordare.purtroppo pero’ le soluzioni nn sono facili.da una parte c’e’ la riduzione del potere d’acquisto degli stipendi che porta le persone a scegliere prodotti a basso costo pur essendo coscienti della bassissima qualita’ di cio’ che acquistano,dall’altra ci sono gli artigiani come me che per poter andare avanti realizzando prodotti di qualita’ sono costretti a fare prezzi obbiettivamente fuori dalla portata dei piu’.inoltre ci sono anche tantissimi artigiani che’ dimostrando una grossa miopia imprenditoriale vendono loro stessi prodotti industriali realizzati altrove.sempre piu’ spesso si vedono serramentisti in alluminio che vendono porte in legno ,falegnami e vetrai che vendono finestre in pvc e via cosi’.un operazione che va sicuramente a detrimento dell’economia locale.purtroppo chi sta annegando per salvarsi e disposto anche ad aggrapparsi e affogare chi gli sta vicino!!
Vittorio Sanna
Il tuo intervento dà notevole contributo alla riflessione perchè riporta un vissuto coinvolgente e reale. Problemi concreti che come accennato nel mio breve testo si possono superare con l’abbattimento dei costi dei nostri prodotti artigianali (quelli veri) e con il recupero del potere di acquisto da parte dei conterranei. Ci vuole una politica di detassazione locale, che abbatta le spese degli artigiani perchè possano diventare concorrenziali. Mi si potrebbe eccepire: e i Comuni da dove prendono le risorse? Da un maggior numero di cittadini che lavora e non deve essere assistito socialmente. A parità di entrate fiscali ci sarebbe un movimento economico molto più vivo e non vicino alla paralisi totale. Si tratta di fare scelte coraggiose cominciando dai piccoli comuni per arrivare ai vertici. In tal senso incoraggiare la produttività locale può iniziare con le precedenze nella gare d’appalto in cui indicare la preferenza per i prodotti locali, ad esempio nelle mense e nei locali pubblici….Ci vuole un patto sociale che non sia partitico ma sia “politico” dove per politica si intende l’attività della polis, dell’insieme dei cittadini. GUardiamoci in faccia e cerchiamo di capire che così tutti andiamo verso il baratro
Eliosurf
Sono d’accordo sul discorso di Vittorio ma dissento in merito all’intervento dell’utente falegname.
Mi permetto di dissentire poiché in fondo, seppure con materiali diversi facciamo lo stesso lavoro.
Nonostante la crisi le eccellenze emergono sempre, naturalmente bisogna aver posto le basi, avere attrezzature adeguate ai tempi e che permettono di stare sul mercato.
Sul mercato inoltre ci rimani e cresci se l’offerta commerciale e’ adeguata alla concorrenza.
Per fare un esempio: il pomodoro di buona qualità costa 2 euro al kg. Non si puo pensare di venderlo a 4 come una mozzarella arborea che vale 60 cents non si puo proporre a 1 euro.
Purtroppo, spesso un prodotto a basso chilometraggio costa Piu di un prodotto nazionale anche se la materia prima e’ identica per qualita’.
Perche’?
Il problema principale e’ che celandosi dietro l’artigianita, la territorialita’ e via dicendo troppo spesso si offrono prodotti non migliori di altri ma a prezzi decisamente Piu elevati.
Ma, concludendo come ho cominciato ribadisco che in tutti i settori le eccellenze emergono sempre (in ogni settore), siamo noi produttori che dobbiamo mettere i ns clienti in condizioni di poter acquistare il ns prodotto.
Vittorio Sanna
Condivido e aggiungo che è necessario capire che per un obiettivo di guadagno bisogna entrare nell’ottica che ci si può arrivare vendendo più prodotto: lavoro in più per il produttore ma anche indotto che diventa clientela. I margini di guadagno troppo alti portano ad una minore produzione ed auna minore circolazione di denaro che si traduce in collasso economico. Il progetto di Canale Televisivo VIDEOLINA SPORT si basa su questa filosofia: lavorare di piu’ con margini di guadagno più bassi, lavorare sulla quantità e far lavorare più persone…In sintesi ridistribuzione del reddito spargendolo in più persone, mantenendo le opportunità di guadagno. Io dico, innalzandole
marcello
forse nn mi sono spiegato,ho detto che gli artigiani (quelli che puntano sulla qualita’ del prodotto finale)sono costretti a fare prezzi proibitivi per chi guadagna mille euro al mese nn per arricchirsi,ma per tirare avanti.emergere nell’eccellenza del proprio lavoro in sardegna oggi significa riuscire a campare la propria famiglia con sacrificio ,pagare i debiti e tenersi il culo coperto da equitalia ,agenzia entrate e sanguisughe varie nn certo fare i soldi.eliosurf io ho una falegnameria e attrezzature nuove di zecca ma nn potro mai fare concorrenza a un centro commerciale che vende una cucina compresa di elettrodomestici a 1500,00 euro.il problema di fondo e che una serie di cause ha fatto si che il lavoro artigianale serio sia diventato un lusso per pochi,a discapito della moltitudine di persone e degli stessi artigiani che hanno visto ridursi sempre piu’ il proprio bacino di clienti.per come la vedo io una possibile soluzione potrebbe essere la costituzione di zone franche che permettano una sensibile diminuzione dei costi del lavoro in generale,ma soprattutto dei costi di energia e trasporti di materie prime e prodotti finiti.
Vittorio Sanna
Alla fine della tua risposta hai trovato la soluzione ai prezzi alti: è chiaro che per non far pagare tanto bisogna abbattere le spese di produzione(energia, trasporto e quamt’altro) e le tasse, settori in cui può intervenire una politica seria(detassare e fornire energia a basso costo), incentivante e non assistenziale
Eliosurf
Infatti Marcello devi cambiare target di clientela . Io non vado a fare concorrenza ai polacchi e rumeni (sarebbe impossibile) ma vado a scontrarmi con le eccellenze, i tedeschi.
Cosi facendo mi sono ritagliato una buona fetta del mercato regionale ed un trend di crescita costante.
Io sono disponibile anche a parlarne privatamente e chiarire meglio i concetti che ho espresso.
giuseppe
non voglio essere quello che da solo complimenti a prescindere. Ma voglio fare solo un paragone: il signor Grillo(che parla bene anche troppo, ma dice parole che uno staff studia per mesi. Parla bene e si fà sentire coi watt dei suoi amplificatori mediatici che gli riempino il portafoglio.) e un ragazzo di paese che ha alzato la “testa” è ha iniziato a parlare della polvere del suo campo di calcio, per poi insegnare a noi tutti, come fà coi suoi alunni ad aprire gli occhi davanti a qualsiasi “luce” senza badare troppo a che colore emetta. Grazie Vittorio per il tuo blog.
Vittorio Sanna
Grazie, veramente GRAZIE. Mi gratifica soprattutto che tu abbia sottolineato lo spirito. Perchè sono qui ad ascoltare e tentare a mia volta di apprendere. GRAZIE
Giulio Farina
…alla base poi non può mancare un’indispensabile cultura civica che a volte nè la scuola, nè i genitori sono in grado di trasmettere: ognuno di noi può far tantissimo per risollevare l’economia, è che spesso non sa come fare o crede che tanti piccoli atteggiamenti siano inutili. Invece si potrebbe far tanto a vari livelli, dalla produzione, al consumo, all’ottimizzazione (con risparmio) delle risorse ecc. Faccio esempi molto sparsi ed elementari: basta con il piccolo produttore di vino che continua a farlo “così come lo faceva mio padre e mio nonno” senza un minimo di curiosità ad aggiornarsi; basta con il lavoro in nero, compreso chi lavora pur ricevendo un assegno di disoccupazione (quanti ce ne sono); chi lavora in un ufficio pubblico e non si degna quasi mai di spegnere luci o ari acondizionata in stanze vuote; basta con i commessi sgarbati e distratti salvo poi arrabbiarsi quando l’azienda fallisce ed è costetta a licenziarli; basta con il manovale che lavora sul ponteggio con la birretta e senza protezioni….
ho divagato ma era per sottolineare la necessità indispensabile di una formazione civica dove poi far attecchire tutte le giuste cose dette sopra
il mascetti
Vittorio, ascolta un consiglio : continua ad occuparti di calcio e Cellino e lascia stare l’ economia.
Se il mondo funzionasse come dici tu saremmo a livello degli indios e la forma commerciale più avvanzata sarebbe il baratto.
Se invece di sperare di tornare al caro vecchio pizzicagnolo sotto casa il Sardo si desse una mossa e cercasse di fare le cose seriamente e senza lamentarsi a vanvera competendo in un mondo che nn finisce con la spiaggia forse starebbe meglio.