Non lo siamo ma lo crediamo. Lo siamo quando lo crediamo o ce lo fanno credere. Storia di un popolo che erano GIGANTI. Sotto la nostra terra nascosta la storia e l’identità. Scomoda da disotterrare. Pericolosa soprattutto per i colonizzatori che trovano sponda in quell’Isola che dentro il Mediterraneo ha rappresentato per lungo tempo il centro del mondo. Ora è periferia. Discariche più o meno tecnologiche. Poligoni militari tra i più quotati e inquinanti del mondo. Frontiera tra Occidente e Africa che cambia nome a seconda del punto di vista. Siamo diventati lillipuziani per indottrinamento e per un medioevo arrivato tardi. Prima il progresso e poi lo sfruttamento. Prima il comando e poi la servitù. Una storia al contrario che deve essere rimessa nel verso giusto. Non ci hanno portato il progresso della grande industria per aiutarci. Hanno portato la grande industria per specularci. Non hanno portato le basi militari per creare economia. Hanno impiantato le basi per fare economia. Una mentalità che il colonizzatore tramanda di padre in figlio, così come il servo che non osa pensare di diventare padrone a casa sua. Anche i proverbi sono strutturati per convincerci della nostra razza inferiore. Pochi, matti e disuniti. Finché non ci uniamo. Allora saremo di più e meno folli. Non accetteremo più che arrivino da ogni parte del mondo convinti di portare nella nostra terra il progresso e la cultura ad un popolo primitivo. Quel popolo che ancora oggi, sparso nel mondo dimostra di non essere inferiore. Continuiamo a vantare grandi filosofi, politici, letterati, artisti e pensatori. Non siamo una cultura inferiore. Non abbiamo di che imboccarci. Non possiamo accettare l’importazione e il trapianto di stili e culture che non ci appartengono. Soprattutto non possiamo accettare la presunzione che gli stili e la cultura esterna siano il progresso. Siamo razza inferiore finché lo crediamo. Ma se smettiamo di crederlo, non saremo solo una razza diversa e complementare, ma unica e inimitabile. GIGANTI, come lo siamo già stati.