Prendo spunto dal fondo di Anthony Muroni, direttore dell’Unione Sarda, che ha lanciato un argomento antico e forse fuorviante. Non intendo entrare nel merito del fatto che Sardo possa essere meglio o peggio, vorrei riportare a quello che, secondo me, è il problema di fondo: SARDO È DIVERSO. Ruota intorno alla mancata accettazione della diversità il grande tema della sovranità dei Sardi. Sardo è diverso non solo per questioni puramente etniche, che peraltro sarebbero contaminate dai tanti flussi di cui la Sardegna è stata oggetto. Sardo è diverso partendo dall’aspetto primordiale, la natura. E’ l’habitat che determina il primo elemento di intelligenza, l’adattamento all’ambiente. Il Sardo nel suo ambiente è stato adatto finchè non sono arrivati elementi esterni a modificarlo. Tagli indiscriminati di boschi, grandi estensioni coltivate a grano, cave per estrarre i metalli. La Sardegna diversa è diventata colonia. Ancor più con l’unità d’Italia, ancor più nel ventesimo secolo. Nell’Italia la Sardegna è diventata periferia, il luogo dove mandare in punizione la gente. Dai condannati ad metalla si è passati alle supercarceri. Dove concentrare le basi militari per esercitarsi alla guerra, dove sperimentare armi, dove occupare le terre. I Sardi erano diversi, ritenuti pochi e meno importanti. Si è progredito trapiantando grandi industrie inquinanti, un pò per portare via i fondi del mezzogiorno con imprese amovibili che potevano essere trasferite in qualsiasi momento perchè non avevano radici, un pò perchè “tanto chi se ne frega” dei danni ambientali. Si è tentato di far estinguere il Sardo, ufficialmente in onore del benessere comune, per il principio del “fare gli italiani” in una terra di “diversi” storicamente e culturalmente. Oggi il Sardo come il Pugliese, come il Veneto, ha capito che essere Italiano è peggio dell’essere se stessi. Non si tratta di essere migliori ma di riconoscere le proprie peculiarità per potersi confrontare al mondo con ua identità reale. Perchè tutti siamo diversamente abili come singoli e come società. In una politica di complementarietà che deve UNIRE IL MONDO e non dividerlo. Noi Sardi siamo diversi, migliori in certi ambiti e peggiori in altri. L’importante è riconoscere e valorizzare la nostra diversità e da qui ripartire. Per questo è necessario essere indipendenti da chi la nostra diversità non la riconosce e tende a soffocarla. Prima che tutta la nostra natura si riveli inquinata, la nostra terra occupata, la nostra identità estinta. Prima che tutta la Sardegna sia consumata e la sua diversità cancellata.