[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=eqbuuPAwJeU[/youtube]C’era una volta una terra che era lontana e dalla quale i Sardi partivano per dare il loro contributo… Non erano obbligati a farlo perchè l’Isola era una ricchezza. Partivano e tornavano perchè nessuno voleva far violenza a se stesso. Non è dato sapere tutto ciò che si esportava. Certamente l’ossidiana sarda è stata ritrovata in diverse parti d’Europa. Certamente i nostri bronzetti non erano ferraglia di basso consumo visto che arricchivano le tombe dei potenti del Continente. Chissà quanto altro.  C’era una volta la Sardegna che c’è ancora ma che talvolta si stenta a riconoscere. Soprattutto molti indigeni fanno fatica, vittima di un lavaggio cerebrale che ha cancellato (o tentato di farlo) una cultura millenaria. Che non è folclore. Perchè i codici scritti, l’organizzazione politica dei Regni della Nostra Isola sono qualcosa di più di una semplice prova. Sono la verità che ci  hanno nascosto e che pian piano sta riemergendo, si sta liberando. E’ più facile per chi arriva da fuori capire la nostra ricchezza. Una ricchezza ancora non manifesta che è chiusa nella materia grezza di una natura che ci ha fatto un regalo che non vogliamo aprire. In questo pacco di verde mediterraneo scampato al fuoco e al disboscamento, sotto questa confezione di mare e granito, di spiagge e scogliere, in questo germoglio di natura scaldato dal sole e carezzato dal vento, c’è l’energia per rinascere. Il conduttore non può che essere il filo sottile della sua gente. Poco, matta e ancora disunita, ma sempre meno. Se insieme sapremo dare unità ad un discorso aperto da secoli l’autodeterminazione non è utopia. E’ un progetto. Le prove sono vincenti perchè, sui temi (nucleare e radar) la Sardegna si è unita, mettendo da parte le frivole e inutili barricate di quartiere. Dai contenuti possiamo ripartire e qui le proposte e i temi sono non solo graditi ma anche richiesti