Striscia in classifica, un punto dietro l’altro. Aggrappati timorosi ad una condizione che si ha paura di perdere che si rischia di perdere proprio per la paura di osare. Il Cagliari di Ficcadenti non cerca le vette delle aquile. Preferisce qualche escursione nell’aia dove potersi illudere di essere liberi dal condizionamento di un obiettivo che è una catena al piede. Salvi prima di tutto e va bene. Ma salvi  e basta come condizione limite sembra essere una recinzione psicologica. A dire il vero sembra viverla soprattutto l’allenatore. Radicato agli undici soliti nomi. Preoccupato di non perdere e non di vincere. Sottomesso ad una logica stretta che non permette voli. Potrebbero essere anche pindarici, ma chi se ne frega. Limitarci i pochi sogni che abbiamo è una violenza. Ci sarebbe piaciuto avere testa bassa contro il Siena, testa bassa contro il Napoli, testa bassa contro il Cesena. Magari una volta ci andava bene e sarebbero stati comunque tre punti. Senza dover dare per scontato che le altre le avremmo perse. Certamente ci sarebbe stata altra passione. Invece quasi mi annoio. E credo anche voi. Non so volare, ma mi sarebbe piaciuto tentarci. Magari scoprendo che anche io potevo lasciarmi cullare dall’aria che tirava