Sì, l’ho vista la saetta fulminare la difesa del Catania. Ho visto la luce immensa della  sua giocata. E ho anche visto il contrasto con lo sguardo di David Suazo nel dopo partita: era lui la saetta alcuni anni fa. Ma ho paura di gioire. Perchè il Cagliari riprende fiducia, e va bene. Ma guai pensare che i problemi siano del tutto superati. La bestemmia contro il modulo sacro che lo stesso Ballardini battezzò è un segno. ” Prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte”. La prima è stata a Catania. Quel modulo, quel credo, quel dio pagano (che per questo si scrive minuscolo), è stato tradito. Difesa a tre, centrocampo a cinque, trequartista camaleontico. Sono un progressista e andare avanti è il mio verbo. Ma non è andare  avanti chiudersi a riccio, cercare un rimedio al male che somiglia ad un sacrificio primitivo. Il gioco, il bel gioco, non si può ottenere con tanti difensori. E se non lo cerca Ballardini è forse perchè sapeva di non trovarlo. Agazzi il miglior suggeritore del primo tempo, l’unico capace di innescare Cossu e Ibarbo. Il segno della grande partita del portiere, forse la migliore da “giocatore” del Cagliari. Perchè ha fatto tutto: l’estremo difensore e il primo attaccante. Ha difeso bene in tutti i fondamentali. Ha avviato l’azione con rapidità inedita.  Da dio. Prima che si presentasse in campo nel secondo tempo a ricordare il verbo antico, profetico, scritte nelle tavole e nelle corde di questa squadra che pensa verticale. Solo allora è stato possibile intravedere il progresso, il futuro che ancora non c’è. Ci sono i presupposti, avrebbe detto Ventura. Ma non c’è il tanto per gioire. Ho visto la saetta. Ho visto la luce del figlio del fulmine. Ma è stato un lampo. Per abbargliarmi c’è bisogno di tanti boati. Il goooooooooooooooolllllllllllllll che mi fa sentire vivo e che scaccia qualsiasi paura