Poteva diventare l’anno più nero della storia del Cagliari. È stato l’anno dell’orgoglio e della passione. Tante emozioni, colpi di coda ad un destino infame che avrebbe potuto cacciare all’inferno il simbolo di tanti sardi sparsi per il mondo. E invece lo sport, il calcio, ci ha mandato un segnale che dobbiamo raccogliere. La forza, la compattezza, la voglia di uscire dal brutto momento sanno essere risorse inesauribili. Il Cagliari ci ha regalato tanti gol e vittorie, tanti umili eroi, simboli di una Sardegna che lotta, vince e si rialza. Da Avramov arrivando a Del Fabro. Silenziosi lavoratori di generazioni diverse e con un unico obiettivo, conservare l’identità conquistata, difendere prima dell’immagine la loro dignità. Rimangono le fotografie del Sardo che segna a raffica e poi torna nei suoi silenzi, Marco Sau. Del Sardo che si arrampica sui cancelli per abbracciare la sua gente, Andrea Cossu. Del difficile profeta in patria che corre e sbuffa, che segna all’Olimpico e poi si infortuna per tornare pian piano il combattente di prima, Francesco Pisano. Il legame con la maglia e con la terra che abbraccia anche Murru come Conti abbraccia i suoi figli, rincorrendo il gol fino all’ultimo respiro, l’insegnamento a non mollare mai. Tanti Capitani che si tormentano tra il sogno della carriera e l’onore della bandiera, incerti fino alla fine. L’immagine pulita di Rossettini, Ekdal e Ariaudo, la grinta di Dessena, la fragilità anche muscolare di PInilla e Nenè. Limiti che non emergono perché “fortza paris” non è solo un motto, è uno stile. Non sempre ripagato. Insieme a Cellino ci sono stati tutti, anche quando lui non c’era. Perdere anche uno solo dei componenti del magico anno è un’offesa e un sopruso. Nel 2013 di orgoglio e passione non si può escludere nessuno. C’è Francesco Marroccu, ci sono i tifosi per strada e quelli sul prato di Assemini, ci sono gli abitanti di Buoncammino che urlano gol aldilà delle sbarre, ci sono i Sardi sparsi nel mondo. Per niente pochi e per bene uniti. Certamente pazzi. Pazzi d’amore. Lo stesso sentimento che si spera trabocchi nel 2014 in tutti gli ambiti della nostra identità. Perché si può essere comunisti e fascisti, bianchi o neri, sassaresi o galluresi, ma prima di tutto sarebbe bene essere Sardi. Davanti a tutti. Davanti a tutto, con orgoglio, passione e senso di responsabilità. Come il Cagliari 2013. Buon Anno Cittadini del Mondo