Non ho ancora capito cosa ho fatto di male. Su trecentosessantacinque giorni l’influenza poteva colpirmi anche una settimana prima. A Milano, se non ci fossi stato, non avrei sofferto così. E invece, a casa per una delle più belle partite della stagione, se non la più bella (per adesso lo è!). E poi infrasettimanale, tanto che il part time che la crisi economica mi ha costretto a disdire, non mi ha dato scampo: malato e a casa. Una sofferenza. Ho sfebbrato da sole ventiquattro ore e sono  indolenzito ma Cagliari – Roma 4-2 mi avrebbe fatto scacciare con le urla di gioia i restanti batteri. Forse però una ragione c’è: oggi ho capito che le radiocronache le farei anche gratis. Su questo contano in molti e non a torto. Dovrò cominciare a pensare che siano la mia spesa pubblicitaria: faccio le radiocronache per promuovere qualche altra attività che mi permetta di compensare. Certo è che non posso essere un uomo felice se rinuncio a quell’antico gioco che ho imparato da bambino. Oggi ho perso un capitolo di storia. Come se Annibale non si fosse presentato a Canne per sconfiggere i Romani.