
MA CHE BEL CASOTTO!
- Agosto 19, 2013
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Prima l’urbanizzazione, poi la deurbanizzazione, quindi il deserto. “L’urbanistica è una disciplina che studia il territorio antropizzato (la città o più in generale l’insediamento umano) ed il suo sviluppo.” L’insediamento umano… Il Poetto (come tanti altri ambienti) ha subito nei primi anni di vita il processo di insediamento umano, senza un equilibrio, senza un progetto di urbanizzazione che tenesse conto dell’impatto dell’uomo sul territorio. Dal 1913 in poi c’è stato l’assieparsi di strutture che ospitavano in modo indiscriminato l’uomo, già da allora incapace di tutelare l’ambiente. Uomo e ambiente in uno stretto rapporto, in una concatenazione che scopriva inconsciamente un nuovo settore produttivo legato al tempo libero, oggi chiamato turismo. Mancava (e manca ancora oggi) la consapevolezza di cosa significasse urbanizzazione. Il malinteso castrante (poco metaforico perché ci siamo tagliati le palle) arriva a fine secolo quando si comincia a mettere al bando l’uomo. Invece di curare si usa sopprimere. Così venne fatto per i casotti: producono inquinamento, quindi sradichiamoli. La legge del taglione. Applicando concetti babilonesi si asportava il male pensando di poter mantenere in vita il resto. A nessuno venne in mente che le strutture potessero essere conservate e riadattate. Completate con servizi annessi che potessero riequilibrare le sorti della spiaggia. Dismissione totale e esposizione agli agenti atmosferici della spiaggia. Oltre ai casotti erano state costruite le case, le strade, alterato l’habitat “senza uomo” che proteggeva l’arenile. Dopo la deurbanizzazione, il deserto. Per fermare la desertificazione la brillante idea del ripascimento. “A pasci procusu!” direbbe oggi qualcuno visto il risultato. La spiaggia “antiuomo” ha avuto un sussulto con i baretti, l’unica presenza urbanizzata, ma anche quelli, che casotto! Il discorso del Poetto è esemplare. È simile all’Asinara senza uomo in cui i cinghiali mettono in pericolo l’habitat. È riconducibile ai parchi vietati. E’ rapportabile agli anfiteatri, luoghi sorti per essere frequentati e ora severamente chiusi al pubblico. Tristezze dell’incapacità di urbanizzare, di saper equilibrare l’impatto dell’insediamento umano. L’uomo che mette al bando se stesso. Un suicidio sociale che va fermato. L’uomo deve valorizzare se stesso e dimostrare che è capace di essere intelligente. Almeno come gli animali che hanno alla base della loro sopravvivenza la capacità di adattarsi all’ambiente. Visti i risultati umani, un’intelligenza superiore alla nostra
Chicco
Un punto di vista interessante, che mette in risalto ciò che qualcuno pensa, come il sottoscritto, e vorrebbe vedere cambiare la situazione.
C’è chi ha cercato di cambiarla facendo uno scempio degno di essere definito come “menefreghismo totale”, solo una questione di mazzette e soldi spesi inutilmente tra ruspe e sabbia scadente presa dalle profondità del mare. I risultati sono stati piedi abrasi dalle pietre poste nella riva in un’acqua a dir poco torbida. I primi tempi del Ripascimento sono stati praticamente infernali, con mia sorella che si è ritrovata un piede tagliato, fortunatamente non in maniera grave. Stessa sorte provata da me. Il Poetto non esiste più, preferisco spendermi 20 euro per fare benzina e andarmene in un mare più pulito e meno esposto ai rischi che si possono passare qui, tra plastica e vetro sparsi tra sabbia e mare, la noncuranza dei funzionari pubblici, il non rispetto per l’ambiente. Il Poetto è completamente morto con la soppressione di attività che magari in estate davano un pò di divertimento ai giovani con i chioschi. Al di la che fossero fuorilegge o in piena regola, era un passatempo. E’ stato perdita di lavoro e di divertimento, niente di più. Il Poetto non ha più fibra, è solo un percorso di pullman e auto. E vedendo questa situazione, non può far altro che chiudere i battenti definitivamente, come spiaggia e come attività turistica. Si spera solo in un cambiamento radicale di tutto il sistema.