“Leaderismo” è un termine coniato nel 1990 per definire il “comportamento da leader, atteggiamento di supremazia proprio dei capi di un partito, di un’industria ecc”. “Leaderismo” in questo caso lo uso per definire il desiderio di dominio che caratterizza i movimenti indipendentisti sardi l’uno sull’altro, statista su statista. Dominio benevolo che nasce dalla purezza del proprio essere e dalla relativa autoconsiderazione. Dominio basato su sani principi non su malsani e speculativi progetti. Movimenti di pensiero che perfezionano e affinano un precedente pensiero originario. Tutti vogliono essere leader, ruolo al quale hanno compromettenti difficoltà a rinunciare. Tutti leader di filosofie di pensiero che differiscono in sostanziali contenuti e che il più delle volte hanno un solo elemento comune: “con quell’altro non ci posso stare”, puntualizzandone ragioni personali o politiche. Leaderismo è quindi quella filosofia politica che in Sardegna porta ad avere tanti leader e un numero di “gregari” insufficienti a governare. Essere leader dovrebbe essere gratificante non nell’autocelebrazione di se stessi, non nell’essere a capo di un selettivo movimento di pensiero, ma nel diventare il rappresentante dell’indipendenza, legittimato e reso autorevole dal consenso della maggioranza, di un concreto riconoscimento democratico. Il “concreto” in questo caso, dovrebbe essere l’indipendenza. Che non c’è. Quindi, finché non ci sarà indipendenza il leaderismo è una masturbazione politica. Si è leader di quella che rimane un’utopia. Credo che sia proprio questo il passaggio sul quale concentrare la nostra attenzione, sia qui la ragione che ciascun leader deve trovare. Per essere leader indipendentisti dobbiamo essere indipendenti. Quindi, tracciamo il campo dove giocarci il ruolo di leader. Dove essere leader. Conquistiamo prioritariamente l’indipendenza e poi ci giochiamo la leadership di uno stato finalmente esistente. Vuole essere questa una proposta concreta. Alle prossime elezioni lista di soli leader, che possono essere leader anche di settori sociali e culturali, personaggi forti che pongono come condizione costituente l’indipendenza della Sardegna. Un’unica lista dove dirottare tutti i voti. Un fronte indipendentista che si distingua dal fronte colonizzatore. Lavorare tutti insieme, ma anche ciascuno il proprio orticello, perché la lista abbia i voti per la maggioranza. Lavorare per riconoscere il leader più forte che avrà il timone in mano. Colui che colleziona più preferenze, come avviene in qualsiasi lista. Accordo di programma basilare: creare la costituente dello Stato Indipendente di Sardegna, da governatori legittimi dell’Isola. Quando poi tutto sarà realizzato i leader rappresenteranno le diverse correnti di pensiero nell’ambito della Nazione Sardegna. Ognuno potrà portare il proprio movimento alle elezioni per governare la Sardegna. Senza il guinzaglio legato allo stivale.