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Era il 27 gennaio del 1945 quando le truppe sovietiche liberarono i superstiti rimasti nel campo di concentramento di Auschwitz. L’immagine dell’Olocausto.

Solo sessantuno anni dopo, il 1 novembre 2005, una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella sua 42^ riunione plenaria ha designato nel 27 gennaio il giorno della memoria.

Sessant’anni non erano bastati per metabolizzare e capire l’Olocausto. Soprattutto per evitare che simili tragedie si ripetessero. I discendenti delle vittime come i discendenti dei carnefici continuano a dividersi i ruoli in un massacro quotidiano che rischia (o forse c’è già riuscito) di trasformare la giornata della memoria nella Celebrazione dell’ipocrisia. Basterebbero le cronache quotidiane a insegnare, se si volesse imparare. Invece, si trasferisce la bestia umana in un ricordo settantennale, quasi non ce ne fossero ancora in  circolazione. Stragi che si sommano, vittime che si accumulano, sensibilità perse che all’improvviso si risvegliano per un solo giorno.

Trovi dappertutto le tracce del fallimento. Anche nel calcio. Si farfugliano slogan e concetti giusto per scandalizzare, per ferire l’artificiosa immagine che ci si è creati. Anna Frank con la maglia della Roma. Ma che offesa è? Idiota chi l’ha fatta nascere come tale e ancor più idiota chi l’ha legittimata come tale. Anna Frank è una degli eroi del quotidiano che vorrei sempre nella mia squadra, aldilà della loro origine. Sono i mercenari, i lupi, gli squallidi manovratori di soldi sporchi che non vorrei avere al mio fianco. Coloro che speculano sulle guerre, sull’odio razziale, su primitivi concetti animali che vorrebbero distinguere le specie anche quando avrebbero in comune il destino, un cuore che batte, il respiro finché c’è ossigeno.

Il 27 gennaio per me è certamente il ricordo della liberazione di Auwschitz, ma non è la fine delle barbarie, tanto da perdere anno dopo anno il suo compito, il fine stabilito. Dal 28 gennaio al 26 dell’anno successivo preferisco stare all’erta e scovare gli smemorati che uccidono vecchi e bambini per ferire nazioni intere. E ricordare il 27 gennaio per un motivo più banale, certamente stupido nel confronto, ma almeno sincero e non ipocrita. Questo 27 gennaio, istituito con i fatti nel 2008. Non dalle Nazioni Unite ma da Daniele Conti