Quando si sostiene che il Cagliari è un simbolo per i Sardi lo si fa perchè in una terra lottizzata dagli invasori la squadra del calcio ha ancora una sua indipendenza. È una voce che tenta di difendere e promozionare attraverso la meravigliosa metafora dello sport il valore di una terra e della sua gente. Una voce che in tv è già soffocata. Di Cagliari se ne parla solo se diventa il market dove acquistare i calciatori o come sparring partner delle grandi squadre. Nel Promo che pubblicizzava su Sky la diretta tv di Milan-Cagliari si è riusciti a invitare alla visione della gara senza mai utilizzare la parola “Cagliari”. I commenti poi sono raramente equi, sempre sbilanciati verso la parte opposta. Con la scomparsa della radiocronaca locale anche il mezzo più popolare, quello che garantiva una voce amica, rischia di spegnersi. Le prossime due gare avranno la radiocronaca integrale, quella della Rai, visto che si gioca in anticipo. Anche la radio sarà esclusiva affidata agli Italiani che distinguono accuratamente i Sardi. Diventerà un’abitudine non avere una voce amica. La radiocronaca locale perderà il suo valore commerciale oltre che emotivo, rendendo inutile la questione sul prezzo. Il suo valore è strettamente legato al ruolo che svolge. È il commento che esalta e soddisfa i tifosi. È la vista degli ipovedenti. È il Cagliari che sfonda le porte anche dei penitenziari, che viaggia nelle auto, che aiuta chi lavora, è il Cagliari di chi non può permettersi la pay tv. Ci si abituerà a subire la cronaca che viene, a rinunciare alla voce amica e sarà più facile sentirsi vittime. Salvare la radiocronaca non significa fare gli interessi di Vittorio Sanna. Non importa chi sia il radiocronista, ci sono tanti pretendenti, non meno bravi, forse ancora sconosciuti. Salvare la radiocronaca significa salvare una voce di Sardegna contro coloro che vogliono i sardi muti (cit. Piero Marras). È l’ennesimo colpo di scure sulla nostra identità, sul nostro desiderio di riscatto e giustizia. È un colpo assestato agli ultimi, quelli di cui sono orgoglioso di sentirmi parte. Salvare la radiocronaca significa continuare a dare voce ai colori rossoblu. Anche se non sarà la mia voce. È una battaglia sociale e non una crociata personale per evitare che rimanga la Sardegna sul campo. Un altro frammento bruciato della nostra amata terra.