Sarà una strana domenica. Non potremo stare insieme. Domenica difficilmente Radiolina trasmetterà la radiocronaca di Cagliari-Atalanta. Non è stato raggiunto l’accordo con la Cagliari Calcio. Per adesso non è stato raggiunto. Non sta a me entrare nel merito dei contenuti della trattativa. Posso solo dire che di questi tempi non si vedono circolare vacche grasse. Nessuno regala niente. Nessuno firma cambiali in bianco e vendere è impresa difficile. So solo che a me viene già il magone. Ancor peggio della Coppa Italia. È un aspetto romantico quello che voglio mettere in evidenza. Mi ero disintossicato alla radiocronaca dopo l’esperienza esaltante con Sintony, dall’Europa alla polvere del San Paolo al riscatto Ventura. Il mio goooooolllll era finito stampato nella maglia di Muzzi, diventato un cimelio. Nell’ottobre del 2007 quando il Cagliari chamò e riprese il dalogo con il Gruppo Editoriale, con Radiolina è rinato un amore. Neanche Cellino si era dimenticato, fu proprio lui a rilanciare l’idea della mia radiocronaca. Io amo la radio. Adoro la radiocronaca. È il mio gioco di bambino che con il rossoblu del Cagliari dà ragione della Politica del Fanciullino di pascoliana memoria. Tutto diventa una fiaba. I calciatori, degli eroi capaci di scacciare le streghe, di scombinare la vita di pacifici ragni, di far godere i tifosi come nel più bell’amplesso che corona una storia d’amore, di vincere dopo decenni di digiuno. Napoli, Juve, Roma, Inter, Milan, nemici dai mille poteri che cadoni sotto i colpi di un popolo valoroso. Tante imprese, tanti record abbattuti, tante emozioni. L’orgoglio di averli sintetizzati e fissati con la mia voce e con il cuore bambino. Sarà duro tornare uomo. Anche i bei sogni finiscono. Spero non sia finito ma che sia un breve risveglio per un sorso d’acqua, per prendere respiro. Ma se non fosse così, state certi di una cosa: la radio mi ha regalato briciole di eternità, vette intoccabili di gratificazione, una ricchezza che non può essere tassata. Anche io mi sono sentito un eroe, come nel leggere un libro di avventure. Ho sentito il calore e l’incanto di un popolo, non solo calcistico, che dietro una squadra, dietro una maglia, dietro una voce si è sentito immenso e immortale. Una grande metafora di cui solo lo sport è capace. I calciatori, e i radiocronisti, vanno e vengono. Il Cagliari rimane. Un grande cuore rossoblu del quale mi vanto di essere stato un piccolo battito. Sperando di esserlo ancora.