Neanche tanto originale considerato che la metafora è di Claudio Ranieri. Lo disse alla moglie nel lontano 1989 quando parlando del Cagliari che gli avevano affidato gli Orrù disse che credeva fosse una 500 e invece era una Ferrari. Massimo Cellino esporta anche i paragoni, facendoli suoi, vendendo (anche quelli) come suoi. Al Leeds poco ne sanno del Cagliari anni novanta e di quelli che erano i personaggi principe. Poco sanno anche del dichiarato amore del Presidente che ha sempre “avuto nel cuore” i colori del Cagliari salvo poi scoprire che amava anche il Torino, quand’era meno ferrato di calcio. Riconducendo tutto al suo sangue piemontese. Con i Piemontesi il rapporto è stato storicamente difficile e forse sarebbe nuovamente il caso di rispolverare “Procurade ‘e moderade”, per dire che la pazienza dei Sardi (che sembra rasentare talvolta la stupidità) non va sollecitata oltre modo. Il Cagliari può essere una 500 nel rapporto con il Leeds perché le hanno squarciato le gomme e le hanno anche fuso il motore. Ma quando subisci sgarri di questo tipo devi essere capace di capirne la ragione. Sono messaggi, violenti e in codice, che non si affrontano con lo spirito della disamistade, innescando una faida dalla quale non esci più. Quella che Cellino definisce una 500 ha prodotto, anche grazie alla sua abilità da esperto navigatore, un bel patrimonio, tale da potersi comprare una nuova auto. Pensa sia una Ferrari ma va vista nelle lunghe distanze e quando sarà sottoposta a percorsi tortuosi, spesso per andare ad arare il campo e non a fare shopping nei mercati più costosi. Perché Cellino è stato bravo a zappare il suo terreno, seminando i soldi dei diritti tv (entrate certe) spendendo poco in sementi e raccogliendo buoni frutti. Solo dal risparmio delle entrate sicure (mai contratti onerosi, mai acquisti troppo costosi) ha costruito un piccolo impero. Tenendo sempre al di sotto della soglia del rischio il suo bilancio, pronto a cadere in piedi. Non ha mai sognato e non ha mai fatto sognare, una volta per colpa dell’uno e un’altra per colpa dell’altro. Facendo accontentare i Sardi Rossoblù del pane quotidiano, ricordando i periodi di carestia e facendo comparazioni con il carro trainato dai buoi, molto prima della scoperta del motore. Insomma, per guidare una Ferrari in Inghilterra non basterà quanto serviva a tenere a bada i benevoli e tranquilli tifosi cagliaritani. Quelli che amano veramente la squadra e i suoi colori, anche nella difficoltà, anche nelle antiche tragedie della serie C. Quei tifosi permalosi a giusto titolo che non vogliono gli venga toccato un simbolo di sardità difficile da capire non solo per i piemontesi. I Sardi del Cagliari amano davvero e non una stagione per volta. Molti confondendo i personaggi con le bandiere. Quelle che sventolavano poco meno di un anno fa nel prato del Centro Sportivo Ercole Cellino. Per stare vicino al Patron simbolo di un Cagliari che ora dice, “vuole dimenticare in fretta”.