Si cammina tutti sul filo. Il baratro è sotto ma le distanze sono variabili. C’è ormai chi raschia il barile e chi invece vuole stare in alto. Più si sale e più si è bravi a mantenersi in equilibrio. L’obiettivo è sempre e solo uno, mantenere i privilegi conquistati, possibilmente conquistarne altri. L’equilibrista non decide, esita. Si tiene lontano dal pericolo di assumersi le sue responsabilità. Preferisce guardare dall’alto chi cade, capirne i limiti, evitare di cascarci anche lui. Non dice mai sì o no, dice qualcosa che somigli all’uno e all’altro per poter poi sostenere di aver avuto ragione. Non ha mai torto. È populista e fedele servitore, è libero ma strettamente legato al proprio compito. Più che essere, non è. E non è tutto ciò che non piace. È tutto ciò che gli fa comodo. Siamo circondati da equilibristi, conservatori finchè non si cambia, rivoluzionari di facciata. Li trovi dappertutto, sotto la politica, dentro lo sport, al fianco di chi conta, alle spalle di chi spera. L’equilibrista vive bene. Sopravvive a tutto. Ma non sarà certo un equilibrista a cambiare il mondo, a migliorare la realtà. Cambiare significa rischiare, significa cadere, significa talvolta fallire, significa sognare. IO NON SONO UN EQUILIBRISTA, pronto a decantare il mio fallimento e a cercare una nuova speranza.