Invidia. Tanta invidia nel vedere la magnificenza dell’inaugurazione del nuovo stadio della Juventus. Invidia per non aver potuto ancora sentire nella pelle e nel sangue fluire tutto il mio orgoglio di essere sardo e farlo arrivare alla soglia degli occhi dove diventa commozione. Invidia e rabbia. Rabbia perchè il presidente Massimo Cellino è stato il primo a parlare di nuovo stadio, a parlare di proprietà, a parlare di stadio per il futuro economico della società. Rabbia per non essere stato ancora una volta il primo. Dopo essere stati i primi nella storia ad esportare l’ossidiana fino al continente europeo, dopo essere stati guardia reale dei faraoni, dopo essere stati i primi costruttori d’Europa di Cattedrali (reggie nuragiche ma non solo) i primi a parlare alla luna, ad adorare l’acqua, a creare un legame tra il cielo e la terra (io sono convinto siamo stati i primi). Siamo coloro che hanno spesso tracciato la strada: il primo giornalista professionista dell’emittenza privata, primi a scoprire Internet, primi, primi, primi, ma sempre con il complesso e il limite dell’invidia. Rabbia per l’invidia che ci separa. Saremmo stati i primi tante volte. E non voglio provare invidia e rabbia. Vorrei fossimo capaci di essere i primi. Basta essere Sardi Uniti. Mica poco, ma anche io una volta all’anno voglio chiedere un regalo. Chiederò lo stesso dai 48 anni in poi. Sardi Uniti per essere i PRIMI e per non provare più invidia e rabbia.