
Il novembre di Ballardini
- Novembre 8, 2011
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Era il sei novembre ed era l’undicesima giornata, proprio come quella fatale a Massimo Ficcadenti. Davide Ballardini allora non perse: non riuscì a vincere contro il Treviso. Non vinse mai nella sua prima esperienza rossoblu durata otto partite. Giocava bene ma non vinceva e il 6 novembre del 2005 fu l’ultima sua gara in panchina. Era invece il quattordici novembre solo un anno fà. Dodicesima giornata. Stavolta fatale a Pierpaolo Bisoli con Davide Ballardini a fare da giustiziere. Uno a zero con un salto di testa di Ranocchia. Giustiziato, giustiziere, mancava solo la parte del terzo uomo, di colui che rientra. E’ sempre novembre, giorno più giorno meno, in questo strano incrocio di destini che lo porta a Cagliari. Lui sostituito la prima volta da Sonetti che sostituì Sonetti per rilanciare un Cagliare che si dava ormai per spacciato. Battezzando Cossu trequartista come non lo aveva saputo battezzare alla prima esperienza. Ritrovando Larrivey che spesso aveva fatto piangere Matri, perchè Ballardini con l’Argentino aveva un rapporto di reciproca stima e considerazione. L’ultima di Ficcadenti è stata il 6 novembre, come l’ultima del primo Ballardini, anche lui all’undicesima giornata. A Novembre la città si spense in un istante e ora a novembre la città si accende in un istante. Ma è certo GiusyFerreri ad aver scoperto questo strano miracolo del calcio.
brunijo76
Un’esonero che era nell’aria, come il probabile ritorno di Ballardini. Non ho niente contro Ficcadenti ma ha avuto 10 giornate per dimostrare che la squadra doveva seguire il suo percorso tecnico senza particolari stravolgimenti tattici e concettuali; ha avuto l’occasione di apportare quelle migliorie in un gruppo maturo e forte di un identità di gioco ben delineata, ma non ha saputo trarne dei benefici. Sinceramente faccio fatica a capire perchè taluni allenatori non adattino il gioco al materiale umano a disposizione, perchè talvolta si “piantino” su idee fisse di gioco come se al calcio si giocasse solo in diverse/singole maniere. Ho sempre odiato chi ha complicato il calcio con la tattica, precludendo le capacità di ogni singolo giocatore. Mi è stato insegnato a rispettare le scelte degli altri in funzione del compito che mi è stato talvolta affidato, ma talvolta bisogna conciliare la comunicazione con l’obbedienza e la responsabilità, affinchè si apportino quelle migliorie atte a sviluppare un progetto comune. Voglio semplicemente dire questo: una squadra matura come il Cagliari, composta da giocatori che condividono da anni un progetto comune, ha analizzato insieme al proprio allenatore ciò che non andava in campo? Se c’erano, o ci sono stati dei malcontenti, i giocatori interessati non hanno avuto nessun confronto con il proprio allenatore? E’ lecito fare taluni ragionamenti perchè non è giusto puntare sempre il dito sugli allenatori, ma è anche lecito considerare che se un’allenatore insiste su detterminatre idee che sono negative per il gioco e per l’armonia della propria squadra, significa che ha delle lacune che nel calcio di oggi non sono consentite. Bisogna considerare che un allenatore, prima di essere un grande psicologo e comuncatore, nonchè un preparatissimo professionista, debba essere soprattutto un maestro di calcio, perchè il gioco del calcio professionistico non è poi così diverso da ciò che sono le sue basi ludiche e originarie. (Grazie Vittori Sanna per questo spazio che ci concedi).
andreaP.
Che il presidente sia imprevedibile lo sappiamo,ma noi tifosi che viviamo fuori dalla nostra isola non percepiamo bene quello che succede a Cagliari durante la settimana…
Qualcuno può dirci quali sono le cause che hanno portato a questo rottura dopo che per tutte le giornate passate si leggeva sui giornali Ficcadenti non si tocca il mister non sim muove…cosa si è rotto?
Angelo
Io penso che Ficcadenti si sia accorto dell’involuzione del gioca ritornando a giocare come ha sempre giocato il Cagliari cioè con Cossu trequartista libero di svariare. Il problema ce lo trasciniamo dall’anno scorso con Cossu fuori forma e in più un Nenè improponibile! Si è visto l’anno passato che, ceduto Matri, il Cagliari faceva fatica a segnare col solo Acquafresca (che avrei tenuto assieme a Missiroli!) e Nenè che nn segna dalla doppietta al Chievo (otto mesi fa). Inoltre i nuovi devono avere il tempo per capire il calcio italiano ed ambientarsi con gli altri giocatori. Ho visto ad Ibarbo fare i giochini con la palla da presuntuoso che in Italia nn ti riescono perchè i difensori ti raddoppiano la marcatura e sopratutto nn sono colombiani.
Ora la palla passa al Balla e vedremo se riuscirà a dare la giusta spinta emotiva perchè il lato tecnico nn si discute. E’ questione di testa e di tirar fuori il meglio dai giocatori che abbiamo e farli giocare al posto giusto. Ma sopratutto far giocare chi è in forma!
Stardust
Vittorio, una segnalazione (non pubblicarla se preferisci). Nella frase “un anno fà” il “fa” va senza accento (te lo dico perché l’ho notato anche in altri articoli).
Buona giornata e in bocca al lupo per il nuovo canale! 😉
Vittorio Sanna
E’ vero. Brutta abitudine la mia, ma mi pesa che “fa” non abbia l’accento per distinguerlo a seconda dell’uso come d’altronde si fa con “da” “la”, e via dicendo…Trovo quasi sia una rara imperfezione della lingua italiana….Ma sono io che sbaglio finchè non sorgerà l’esigenza :-))