Tic, tac, passaggio corto, spazio stretto, scarico e alla fine il fatale lancio lungo. E’ fare l’amore con il pallone senza raggiungere l’orgasmo. Tante carezze, talvolta ruvide ma alla fine manca l’accelerazione, il dribbling, il genio. Schiavi del mito Barcellona, di un gioco che non è facile imitare. Vorresti tenere sempre la palla, dare la sensazione di dormire per poi ferire. E invece dormi sul serio, perchè la giocata è rara, l’affondo un eccezione, la verticalizzazione un ricordo. Bisognerebbe riprendere a mangiare come si parla, evitare di calarci in situazioni che non sono nostre. La qualità del palleggio non accomuna tutti. Lo si è visto in particolare a Cesena dove i difetti tecnici sono stati esasperati dalla velocità del sintetico. Ridiamo spazio e ridiamo tempo al nostro gioco. Perchè la riduzione del rischio si può ottenere anche con un minore fraseggio in zone nevralgiche. Con una profondità da trovare prima. Con attaccanti da tenere in zona franca e non lontano dalla porta. E’ un calcio triste quello fatto di preamboli senza arrivare al dunque. E le nostre tristezze sono già tante. Per questo Mister il pubblico fischia, perchè il basso profilo lo tiene già nei restanti giorni della settimana. Per novanta minuti non è lecito chiedere di divertirsi? Con il nostro gioco non con quello degli altri che non fa per noi.