
IL CALCIO FUORIQUOTA
- Agosto 12, 2013
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L’obbligo di far giocare i fuoriquota ora ha un fratello professionista. E’ la quota media che la Lega Pro vorrebbe imporre come parametro per distribuire i proventi della Legge Melandri. Un ennesimo grottesco tentativo di forzare la valorizzazione dei giovani. Come se il valore di un calciatore dipendesse esclusivamente dallo spazio che si impone di lasciare a chi è Under. Un parcheggio per diversamente abili da occupare forzatamente, se non ci sono bisogna trovarli. E’ con questa ricerca obbligatoria che si fanno i guai. Ne sono testimoni i tornei dilettanti dove spesso si fanno giocare ragazzi assolutamente inadeguati. Buttati dentro il campo non per effetto di una conquista ma per colmare un’esigenza. Con un danno al giovane invece che un incentivo. Il ragazzino si sente arrivato, ha spesso il coltello dalla parte del manico, detta condizioni, si convince di essere un fenomeno. Fino a quando la carta d’identità lo sostiene. Diventato senior rimane il suo valore effettivo che si trasforma spesso in un vero e proprio flop. Da uomo indispensabile diventa un peso. Da protagonista uno scartato che il più delle volte è costretto all’abbandono. Sotterfugi che hanno lavato la faccia ma non sanato le macchie sulla pelle di un calcio che ha la soluzione sotto il naso ma non la vuole adottare. Si ha paura di aprire i campionati alle squadre BH delle società più solide. Perché le sacche dello sport in molte realtà finiscono per essere riempite da risorse di dubbia origine, da giocatori di carte che non fanno mai scoprire quale è la carta che vince. Il giovane che vale deve conquistarsi il posto. Deve valere di più. Deve lottare per riuscire ad affermarsi. E il vecchio del calcio non può essere ritenuto tale a 25 anni. Siamo al paradosso. All’ennesimo paradosso e a regole di facciata che dribblano i problemi veri. Il calcio sta andando fuori quota. Fuori da ogni quota minima di ragionevolezza. Perché troppi frutti acerbi non maturano da soli. Il confronto con calciatori esperti e capaci è una delle poche strade per far crescere il settore giovanile. Oltre ad un controllo più severo nelle cosiddette scuole calcio che non possono chiamarsi così senza avere un serio progetto educativo e didattico e soprattutto formatori di livello. Ecco, i proventi si potrebbero distribuire a chi dimostra di allestire reali scuole calcio.