
IL CALCIO CHE MUORE
- Settembre 6, 2012
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Divorati dal pesce più grande. Ormai a rischio di estinzione se non si cambia il modo di gestire le società. Il calcio muore. Non solo quello di serie A che ha capito che non esistono più le possiibilità di sperperare a piene mani. Soprattutto quello dilettante. Ucciso da atteggiamenti sbagliati, dall’inadeguatezza delle strutture organizzative. Nel momento in cui la pressione e la persecuzione fiscale si è fatta incalzante si sono ridotte notevolmente le risorse. Perchè il calcio dilettante si reggeva sui soldi direttamente gestiti da dirigenti/sponsor. Non due figure distinte. Una sola figura che”metteva i soldi”. In molti casi per alimentare squadre dal futuro circoscritto ad una stagione. I “rimborsi” dei dilettanti, con gli anni, sono diventati più invitanti degli stipendi dei professionisti. Tanti calciatori che non riuscivano a sopravvivere con la crisi dei prof di seconda e terza categoria, hanno preferito una forma ibrida di professionismo, professionisti di fatto, dilettanti di ruolo. Trascurando le risorse che stabilizzano una società: i vivai dal punto di vista tecnico; gli sponsor dal punto di vista economico. Per gli uni e per gli altri sono necessarie delle risorse e delle figure professionali adeguate. La gestione del settore giovanile non può essere improvvisato e affidato a dei volenterosi volontari. La gestione degli sponsor è una forma di marketing complessa che deve puntare sulla visibilità per riuscire a catturare tanti piccoli finanziatori locali che nel calcio e nella sua struttura devono trovare ragione commerciale per esserci. In quest’anno di VIDEOLINA SPORT ho visto crescere la consapevolezza e l’organizzazione di chi, da sempre, non avendo risorse proprie, fonda le sue manifestazioni sugli sponsor. Questi hanno capito l’importanza della risorsa televisiva e la stanno sfruttando per dare tono e risonanza alla loro attività. Nel calcio invece, ridotti gli introiti dei soliti finanziatori si continua a sacrificare l’organizzazione di strategie alternative. Si è ridotto tutto in proporzione. La voce che resiste è “l’ingaggio” dei calciatori. In un denutrimento che rischia di essere fatale. Perchè il calcio muore e muore solo, di stenti o egoismi. Dirigenti che si dicevano di prestigio hanno condotto con loro le società alla distruzione. Per effetto della personalizzazione delle società in cui, alla fine, anche erroneamente, pensavano di essere un corpo solo. Dopo di loro il nulla. Per fortuna che qualcuno si è svegliato per tempo. Pochi. Se gli altri sapranno osservare e ascoltare, una via di fuga esiste ancora. Altrimenti la moria sarà destinata a continuare.
gianni
Ciao Vittorio, ottima analisi, a proposito tu che puoi fare domande ai responsabili del settore giovanile rossoblu’ potresti chiedere quale è la situazione di Ragatzu e Cepellini? Sono in rosa? Si stanno almeno allenando? Ragatzu è un talento eccezionale, possibile che lo si perda in questa maniera, è un ’91 cacchio! E Cepellini pagato , mi pare, quasi 3 mln di dollari? Si buttano i soldi cosi’?
Ciao e grazie.
M.C.
Mah: su Ragatzu sono circolate troppe storie. Talmente tante e dello stesso tenore che riesce difficile credere siano tutte fasulle. Dai comportamenti “à la Balotelli” durante la settimana, fino a certi “equilibrismi” in campo, suoi e di qualche egregio collega rispedito in calabria, che in tempi di scommessopoli non piacquero a molti osservatori. Si parlò così di spedizione a crescere (punizione) in B, di destinazioni rifiutate (in C) e ora di rescissione. Non so, certi protagonismi però ci sono stati, forse non giustificabili per un talento tutto ancora da dimostrare, ma forse comprensibili in considerazione dell’età del giocatore.
Su Ceppellini di quei costi forse meglio… Tacere?
Un saluto.
Cordialmente.