
HO INCONTRATO RIVA LUIGI 69/70
- Dicembre 16, 2019
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Ha cercato da dove entrare e una volta trovato il punto sofferto di incontro, vi si è infilato dentro in punta di piedi, con grande rispetto. Alessandro Lay in “RIVA LUIGI 69/70” (Cada Die Teatro) non è da solo a raccontare. In uno straordinario caso di metempsicosi ha fatto entrare dentro di sé le “soddisfazioni” e le sofferenze di un bambino che diventa ragazzo in mezzo a ostacoli irti e dolorosi, scarica le sue angosce su un pallone e diventa pian piano “Rombo di Tuono” senza mai smettere di essere RIVA LUIGI da Leggiuno. Alessandro Lay non è un tifoso di calcio. Riva per lui non è il mito del pallone, è un campione di vita. Un campione, una unità di riferimento per poter raccontare le sofferenze degli uomini, il desiderio di riscatto, la voglia di scappare da una realtà che per lunghi tratti non piace. E la via di fuga è un pallone, è la stamborrata, sono i gol. I gol danno sollievo al ragazzo che si prende “soddisfazioni”, non sono mai glorie e trionfi. Mentre racconta, l’attore diventa RIVALUIGI. Anche la voce assume il caratteristico tremolio del sostenitore di tutti coloro che hanno un dolore quotidiano. Riva segna per il compagno che ha avuto un lutto, per il pastore maltrattato, per il bandito, per la Sardegna che diventa sempre più sua. Vive con i sardi che gli lasciano la porta aperta, che lo accolgono tra i parenti e i santi, anche solo con una foto. Vive con il pescatore, con il pastore, con i banditi, con la gente semplice. Vive tra gli uomini che hanno sussulti emotivi, sofferenze incurabili ma anche qualche “soddisfazione”. Senza volersi mai sentire al di sopra, ma al fianco. Ama di questa gente strana e silenziosa, la discrezione, la libertà che gli concede, il rapporto familiare. Trova l’abbraccio di migliaia di famiglie, anche se gli manca sempre la sua. Lay diventa Riva che racconta, che trova in tutto un senso, anche nel dolore, di fronte all’ingiustizia più grande di aver perso troppo presto il padre e poi la madre. Riva che si confida. Attraverso Lay, Gigi ti parla, ti guarda negli occhi, si schernisce, descrive. Lay ti mette faccia a faccia con il campione per un dialogo intimo. Per parlare uno a uno a ogni tifoso. Per raccontare di lui e dei forti legami emotivi che hanno caratterizzato e caratterizzano la vita. E’ un dialogo individuale perché chi ascolta pesca dalla propria esperienza l’aspetto più intimo che lo unisca al mito. Un’opera imponente perché guarda dentro l’animo del campione e lo interpreta. Guarda dentro l’uomo e lo mette in primo piano. Non si perde in stucchevoli e scontate celebrazioni. Fa vivere la persona che con discrezione incontra la gente. Quella che avrebbe timore ad avvicinarsi a lui per non disturbarlo. E senza disturbare, Alessandro Lay ci regala un dialogo verosimile, quasi reale, con RIVA LUIGI. E’ lui che parla e il nostro cuore risponde.