Tre diversi avvisi di conclusione di indagine ma con numerosi punti oscuri. Si chiama “Calcio Scommesse” ma di scommesse più non si parla. Le indagini della Procura di Bari in cui è coinvolto Stefano Guberti, uno dei pochi giocatori in attività severamente punito con tre anni di squalifica dalla giustizia sportiva, sono arrivate ad una conclusione. Sono tre i filoni alla fine dei quali sono contestati reati a carico di 36 persone coinvolte, di queste, 27 ex calciatori. Stefano Guberti compare in due di questi filoni che riguardano, il primo, Bari-Sampdoria finito con la vittoria doriana per 1 a 0, e il terzo riguardante Salernitana – Bari terminato 3 a 2.  Il caso di Bari-Sampdoria è quello che ha portato alla squalifica del calciatore. A Guberti viene attribuito il tentativo di comprare la partita attraverso il contatto con il suo ex compagno di squadra Andrea Masiello, che compare in tutti i filoni di inchiesta. Guberti avrebbe offerto 50.000 euro per far vincere la partita alla Samp. Considerato che Guberti è l’unico condannato la domanda principale  che non ha risposta è la seguente:

a) Per conto di chi? Se la Sampdoria, i suoi dirigenti, tutti gli altri calciatori sono estranei al tentativo di frode sportiva perchè Guberti avrebbe dovuto spendere 50.000 euro evidentemente suoi, per vincere una partita? Se si considera che il giocatore era a fine prestito con la società genovese, la tentata corruzione non sembra avere nessuna ragione di esistere con il solo coinvolgimento del calciatore di Villamassargia.

Nel  terzo filone invece la partita in questione è Salernitana – Bari finita 3 a 2. In questo caso il passaggio di denaro esporrebbe anche le società. Secondo l’accusa due giocatori della Salernitana, Luca Fusco e Massimo Ganci, e il team manager Cosimo D’Angelo, avrebbero offerto 150.000 euro a 16 calciatori del Bari e al faccendiere (così viene chiamato) Angelo Iacovelli. Quest’ultimo avrebbe ricevuto il denaro che poi avrebbe diviso in parti uguali ai 16 giocatori. Considerazione: tra i 16 giocatori ci sono quasi tutti quelli che hanno giocato la partita, tra i quali Guberti, e anche qualcuno che la partita non l’ha proprio giocata (Corrado Colombo, Mark Edusei e Raffaele Bianco). L’unico giocatore che non avrebbe ricevuto denaro di coloro che hanno giocato con la maglia del Bari  è Andrea Ranocchia e la frode sportiva sarebbe avvenuta all’insaputa del tecnico Antonio Conte, che a fine gara parlò di “partita vera”. Aldilà delle facili illazioni, la cronaca racconta (visto che siamo concentrati su Guberti) di giocatore più insidioso della squadra pugliese (spina nel fianco della difesa salernitana). Malgrado questo Guberti fu sostituito a metà secondo tempo, sul punteggio di 1 a 1.

Aiutatemi a trovare un filo logico, per quanto criminale. In primo luogo: che fine hanno fatto le “scommesse”? Quali sono le prove concrete che distinguono gli accusati dai restanti protagonisti? Bastano forse le dichiarazioni di chi era indagato per ben altri interessi (le scommesse, appunto) e ha dirottato tutto sulla frode sportiva (capo d’accusa certamente grave ma non quanto l’associazione a delinquere)?

Sono tante le ombre che purtroppo si allungano sulla vicenda. E il concetto puro di Giustizia uguale per tutti, anche nel calcio sembra un utopia.