
GLI AMICI SONO AMICI
- Gennaio 31, 2018
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Gli amici sono amici, anche quando non la pensano come te, anche quando sei convinto che stiano sbagliando, anche quando stanno dalla parte opposta. Parlando di amici, in tutti questi anni non ho mai nascosto di essere amico di Mauro Pili. Oggi ne posso parlare perché nessuno potrà dirmi che sto sostenendo la sua elezione. Anzi, molti dovranno rimangiarsi le previsioni opportunistiche che si sarebbero dimostrate alle prime elezioni, che avrebbero costretto PIli a rivelare l’incoerenza, lasciando il campo della protesta per inseguire una nuova poltrona. Non sta succedendo questo. Tutte le lotte non avevano un secondo fine. Non starò certo ad aiutare nessuno ad analizzare la storia, a rivedere il film. Posso solo chiedere di farlo ciascuno con il proprio cervello, e non con le propagande altrui, con il metodo del “dubito (o cogito) ergo sum”. Oggi Mauro scrive nel sito di Unidos: ”
” …Ho scelto di non esserci. L’ho scelto anni fa quando avevo tutto, quando avevo candidatura e carriera assicurata! Ho scelto di battermi per la mia terra senza secondi fini. Che piaccia o non piaccia ai miei vetusti o novelli detrattori!…”
In un panorama stanziale in cui la politica propone personaggi che si incollano alla poltrona, anche al costo di non fare, c’è chi la poltrona, comoda, sicura, l’ha lasciata. Per ritornare sulla terra, nella sua terra, e ripartire da un movimento, forse troppo personalizzato, certamente straoccupato da un personaggio ingombrante che lascia poco spazio, che fa tutto in prima persona, sfruttando il ruolo, utilizzando tempo e risorse per impegnarsi al massimo, per essere dappertutto. Il paradosso. In un panorama in cui l’inoperosità ci ha portato allo sbando, l’assenza delle istituzioni ha lasciato alla deriva la società, nel caso di Mauro Pili la “colpa” è stata e probabilmente sarà, essere dappertutto, tanto da infastidire i pigri “concorrenti”. Sempre presente. “Per campagna elettorale”, giustificavano i detrattori, anche quando le elezioni erano lontane anni. Di fatto, e lo dicono anche i documenti, pochi sono stati i reali “rappresentanti” sardi nel Parlamento Italiano. Le denunce di Pili venivano tacciate di folklorismo ma poi sono diventate battaglie condotte sul campo al costo di rinunciare alla poltrona, ad una candidatura sicura che avrebbe portato alla riconferma. Si può non essere d’accordo sui modi, si può non accettare il desiderio di farsi riconoscere a tutti i costi leader, ma i fatti dicono che molti contenuti sono i temi che gravano sulla Sardegna e che Mauro ha studiato come pochi. Occupazione del territorio, continuità territoriale, stoccaggio dei rifiuti tossici… Temi circostanziati, documentati, evidentemente reali.
E sui contenuti la nostra amicizia non ha mai avuto visioni differenti. Sulle strategie per arrivare fino in fondo, certamente sì. Non potrò mai condividere la scelta di salire sulla carrozza di Forza Italia, anche se mi è stata spiegata la ragione, perché non l’avevo capita. Pili lo ha fatto quando Berlusconi rappresentava l’alternativa, anche se poi alternativa, dal mio punto di vista, non si rivelata affatto. Io aspettavo Godot, nell’altra sponda del fiume, a sinistra, con un idealismo che quando ho messo il muso fuori per provare ad applicarlo hanno tentato di immobilizzarmi e zittirmi perché dovevi stare alle logiche della politica. La scelta di uomini e amministratori avveniva con metodi feudali, con in mano il Manuale Cencelli, mai passato di moda. Bisognava accontentare gli amici, rendere il favore del voto. Vomito… Aspettavo Godot spostandomi sempre più a sinistra per evitare il catrame che rendeva il centro sempre più largo, sempre più colluso, sempre meno identitario. Sto ancora aspettando. L’unico barlume che vedo è la volontà di uomini come me di cambiare le cose. La vedo in tutto ciò che rappresenta una protesta, sia essa un movimento indipendentista, siano i militanti sotto le stelle che credono in un cambiamento, siano gli stessi testardi militanti politici che non si arrendono all’idea di essere stati presi per il sedere. Questi li amo. E Pili è uno che ha tentato di sparigliare i poteri consolidati. Dall’interno. Ha governato poco da Presidente della Giunta ma tutti preferiscono ricordare il fantomatico programma della Regione Lombardia che avrebbe letto in aula, diffuso con straordinario “compromesso storico” da coloro della sua parte che non gradivano lo scavalco del giovane Pili, e dei nemici politici che secondo logiche da stadio non potevano che tentare di trovare motivi di denigrazione. Eppure in quel tempo Pili ha fatto. Continuità territoriale, collegamento degli invasi per la crisi idrica, i ponti della Sardegna per migliorare la viabilità… No, meglio ricordare il programma della Lombardia anche di fronte all’evidente produttività.
Oggi Pili scrive:
“Una terra violentata in lungo e in largo dallo Stato che la ripaga con mercimonio da quattro soldi, con una legge elettorale che ha cancellato le identità regionali già condizionate nel passato. Del resto la colpa, però, è anche di chi confonde il voto con il tifo. Queste sottospecie di leader che si susseguono in Sardegna sanno già che i sardi voteranno a prescindere da ciò che faranno, o molto più probabilmente non faranno, per la nostra terra. Ci sono sardi che votano per tifo, una volta a destra, una volta a sinistra, una volta le stelle una volta la padania.
In molti si innamorano di pseudo leader! Di slogan plasmati ad hoc per plasmare il popolo! Peccato che nessuno di questi, nessuno, abbia a cuore le sorti della Sardegna! Sono colonizzatori sottovuoto spinto che sbarcano in terra sarda a sbancare voti per poi usarli contro di noi. Della Sardegna non sanno niente. Giungono nella nostra isola con la logica della toccatina al cesso. Quattro parole, quattro pacche e tutti contenti. Compresi quei quattro mercenari lasciati in libertà dalla buoncostume che si vendono al miglior offerente!
Povera terra nostra senza la coscienza di un Popolo che sa reagire.
Ed è inutile pensare che i candidati anagraficamente sardi faranno la differenza. Il servilismo sarà la regola, andranno a Roma a scaldare una poltrona, riposare le corde vocali, per non disturbare il padrone! Sono elezioni contro la Sardegna! Contro le identità, contro la libertà del Popolo sardo. Candidarsi per alcuni è mera retorica, esibizionismo da infantile carrierismo, compresi coloro che perseguono fantomatiche ammucchiate elettorali, promosse da taluni personaggi che hanno maldestramente insultato, offeso e osteggiato la nostra libera battaglia per la Sardegna!
Bene fanno i pastori della nostra terra a rigettare le schede! Si preparano alla guerra, per difendere i pascoli, il latte, il formaggio, la terra arsa dalla siccità!”.
Condivido quasi tutto. Mi rimane la speranza degli uomini come me, molti dei quali impegnati ad inseguire un sogno anche in queste elezioni. Tutti coloro che ci credono. Che si adoperano per riuscire a cambiare il quadro oscuro esposto poco più in alto. Non potranno certo cambiarlo a Roma dove, anche arrivando uniti, sarebbero la minoranza della minoranza, come in qualche raro e leggendario caso, i parlamentari sardi sono stati.
Ci tenevo a dichiarare la mia amicizia, senza che nessuno potesse dire che lo sto facendo per tirare la volata a qualcuno, da galoppino o portaborse. Lo volevo dire perché non ho usato l’amicizia per far carriera, non ho mai chiesto o ricevuto un favore. Non ho sistemato nessun parente. Al limite, nei momenti di difficoltà gli ho chiesto un parere o un consiglio. E mi diceva, sbagliando, che di me non si poteva fare a meno, che era una follia farmi fuori. Ma in questo sistema tutti possono essere fatti fuori, non è il merito che paga, non è quel che fai che si ricorda. Anzi, se fai troppo, se dimostri che si può fare, dai fastidio, e vieni combattuto, anche da chi è pagato per il bene dell’azienda per la quale lavori. È più facile distruggere che costruire. E nessuno si aspetti che qualcuno verrà a riconoscerti, dall’alto, il bene che hai fatto. Puoi avere la stima ma non il ruolo conquistato, perché è difficile operare nelle strutture in cui si è incancrinito il privilegio. Dal tuo amico a fianco, sì, ricevi ogni giorno il sostegno, il riconoscimento dei tuoi meriti. Dalla gente semplice, sì. E da persona semplice e sincera quale credo di essere volevo lanciare questo messaggio. Alla gente semplice e sincera che per fortuna ancora esiste. Perché sappiano riconoscere le maschere della gente per scoprirne il viso. Senza farsi ingannare dai mille trucchi che rendono la politica il più grande e resistente circo italiano