Per parlare di calcio di fronte ad un bicchiere di cognac e con un sigaro da corteggiare non c’è allenatore migliore. Perchè Marco Giampaolo del calcio conosce la filosofia. La natura di un gioco che nella tecnica applicata alla tattica realizza la sua perfezione. Per lui è una scienza perfetta. Conosce meglio di molti altri le formule e le coordinate, tanto che sono tanti gli estimatori che stentano a credere che le splendide lezioni teoriche non possano avere successo. Ma Giampaolo è un Mister. La sua perfezione mal si applica ad un mondo del calcio imperfetto dove vivono uomini che hanno spesso fortune con una sana e proficua cafonaggine. Di quella buona, di quella che serve per adattarsi all’ambiente. Marco (per me è un amico) è un disadattato. Il suo calcio è fatto per studenti modello che si aspettano di imparare non per presunti campioni che pensano ormai di non poter più imparare. Il suo calcio è da college inglese dove tutti arrivano allineati e disposti a cogliere il percorso che li fa arrivare alla laurea. Quei college dove nessuno si permette di calciarti il pallone addosso, dove le bocciature arrivano a fine anno scolastico e non dopo il primo bimestre. Un Lord del calcio in un mondo sguaiato dove non si esita ad arrivare alla aggressione e alla minaccia. Marco Giampaolo è un raro disadattato che continuerà ad essere disponibile a dare ragioni di ogni sfumatura del gioco del calcio, ma che con la sua schiena dritta non regge gli stress e i tormenti del risultato prima di tutto. Rimarrà sempre più spesso con i suoi vini e i suoi cognac a filosofeggiare di calcio. In una università in cui l’unico disturbo sarà il fumo di un sigaro.