Un brindisi, ma niente più. Non vedo perché debba essere una festa particolare. Cin! Quanta vita alle spalle. Guardo dietro e mi vengono le vertigini. Guardo avanti e mi viene la paura. Faccio fatica a mettere in ordine ricordi e persone. Perché sono tanti e sono tutti vivi. Tutti. Anche coloro che non ci sono più. Anche chi non frequento. Ad ognuno ho assegnato uno scomparto e ripesco spesso episodi anche lontani. A cinquant’anni non si è solo se stessi, siamo tutto quello che abbiamo vissuto, le persone che abbiamo incontrato, le gioie e i dolori. Come uno scoglio affacciato sullo stesso mare abbiamo ricevuto carezze e ceffoni che ci hanno dato forma e che possiamo leggere in ogni risvolto del nostro carattere e non solo nei segni nel nostro corpo. Non solo la famiglia e gli amori. Anche il gioco, la strada, la radio, la scuola, la tv, la poesia, la musica, l’arte, la politica. La gente. Tanta gente che incontro e che rimane. Facilitato dal tipo di vita a cui sono andato incontro. La mia più grande ricchezza. Abbiamo preso e abbiamo dato. Con misure diverse, non necessariamente pretendendo di avere la stessa quantità in cambio. Ma tutti hanno dato e tutti hanno preso. L’insieme si chiama fato, destino, un percorso strutturato, per niente lineare, molto spesso sconnesso e tormentato. Ma senza le emozioni e i tormenti non potrei essere come sono oggi a cinquant’anni. Mi guardo dietro e mi vengono le vertigini, vorrei avere altri cinquant’anni per ricordare uno per uno gli episodi e le persone stampate in mente. E invece guardo avanti. Non ho smesso di fare la formica per cercare il pane. Ho avuto anche il tempo e l’opportunità di lasciare tracce. Penso a ciò che rimane. Da oggi in poi (come sempre) ogni attimo va vissuto. Cincin!