Duemilaedodici. Anche i Maya lo avevano identificato tra i tanti anni anonimi che si susseguono (PER FORTUNA). Un nuovo anno che annuncia svolte rilevanti, anche se non tutte figlie del progresso. E’ crisi profonda sul piano economico e la caduta non è finita. Ci siamo vicini. Ma nella difficoltà l’uomo ha trovato energie insospettate. E’ la storia che lo dice. Non si è mai aperta un epoca positiva, una svolta significativa, senza una crisi drammatica che ha messo in discussione la sopravvivenza stessa della razza umana, dalle glaciazioni alle bombe atomiche. Tutto rinasce. Ma non certo stando a guardare. BIsogna ripartire da se stessi, capire cosa e come si può cambiare. Cosa si può fare di nuovo. Ho iniziato l’anno facendo evolvere concetti che nella mia organizzazione professionale ed economica erano stati già seminati. Personalmente sto tagliando le spese per compensare ai mancati guadagni. Investendo pochi soldi mi sto emancipando. Ridotti drasticamente i viavai con l’auto attraverso un lavoro che sviluppo maggiormente tra le mura domestiche. Conseguentemente incrementata l’organizzazione interna familiari, meno cibi acquistati già pronti e più impegno in cucina. Mi scontro con la tecnologia che in Sardegna non ha le stesse potenzialità di altre regioni dell’Europa (COMINCIO ANCHE A PARLARE DA SARDO IN EUROPA E NON DA ITALIANO IN EUROPA). Le linee internet sono un pò come le condotte idriche: hanno falle diffuse. Per piccolissimi file impiego ancora troppo tempo, anche se pago (come tantissimi altri utenti) per una linea veloce che veloce non è.  E capisco che questo è uno dei tanti punti che merita sviluppo. Uno dei punti che mi piace trattare con chi, come me, pensa ad una Sardegna diversa, maggiorenne ed autonoma. Pensiamoci tutti in questo momento di difficoltà.

L’altra novità è di fatto il graduale decollo di un sogno che coltivo da un decennio: il canale sportivo regionale. Stiamo mettendo a punto gli elementi perchè il “neonato” (ha appena tre mesi) possa camminare e crescere almeno un chilo al mese. Ora inizieranno i primi programmi in studio. Idee nuove, contributo di idee esteso a chi crede nello sport come volano di sviluppo. Come esempio di un impegno che è la più bella metafora della nostra vita quotidiana. Ho montato nei giorni scorsi lo speciale Coppa Epifania di corsa campestre e mi si è gonfiato il cuore a vedere le tante facce dei partecipanti, la vasta forbice di età, l’appartenenza ad un’unica passione arrivando da diverse storie personali e da diversi territori. Lo sport che unisce, lo sport per tutti, lo sport di tutti. BELLO!  Forse anche per questo sono meno attratto dal calcio mercato, dai ragionamenti anacronistici e forse immorali relativi a cifre e ingaggi. E’ pane duro per tutti e lo sport che sta nel sociale vive questo come sintesi. E invece ci sono modi che continuano ad alienarsi, a non scendere sulla terra. Ignorando le difficoltà degli stessi ragazzi cresciuti con loro, calciatori mancati per un episodio, per un incrocio sbagliato e che si ritrovano a 20/25 anni senza arte nè parte. Loro sì come molti altri ragazzi. Ma è il grido che non si sente che mi sconvolge e mi amareggia. Forse perchè amo il calcio giocato. Come amo però il pugilato, l’atletica, il ciclismo. Sport dove il sacrificio è evidente e per me il sacrificio dovrebbe essere un valore fondamentale dello sport e della nostra società.

E’ vero che non parlavo attraverso blog da tempo. Ma come vedete, non certo perchè non avevo niente da dire. Solo per non dedicarvi solo qualche attimo. MI è piaciuto soffermarmi. E anche voi potete farlo. Mi piacerebbe ci fosse un dialogo su questi temi. Un confronto. LO spazio è aperto. Se qualcuno dovrà aspettare qualche ora prima di vedere pubblicato il proprio commento sarà solo perchè è la prima volta (il tempo delle presentazioni). Una forma di tutela perchè ci si possa esprimere con linguaggio uniformemente civile e costruttivo.

Un caro saluto. Buon Anno

Vittorio