
CASO ASTORI. PAROLA AGLI SPECIALISTI
- Marzo 13, 2019
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Dottor Marcello Pili, specialista in Cardiologia e in Medicina dello Sport, mi scrive facendo riferimento al Caso Astori e all’accusa di omicidio colposo a carico del Dottor Francesco Stagno. Pubblico integralmente.
“Caro Vittorio,
una qualche aritmia extrasistolica durante la visita medico sportiva si rileva nel 10% degli atleti. In Italia tra agonistiche e non agonistiche vengono effettuati circa 20 milioni di visite. Ciò significa che emergeranno ogni anno 2 milioni di persone con extrasistoli.
Solo in un caso su 10.000 un extrasistolia, é spia di una Displasia Aritmogena del Ventricolo Destro, la cardiopatia che ha ucciso Astori, innescando una fibrillazione ventricolare durante il sonno.
In presenza di storia familiare positiva per morte improvvisa o se l’atleta ha avuto sintomi sospetti per un aritmia significativa ( cardiopalmo o perdita di sensi) o se presenta all’ecg altre anomalie significative, ha senso andare oltre all’ecocardiogramma e all’effettuazione dell’holter ECG delle 24 ore. Astori non aveva familiaritá per morte improvvisa, ne aveva mai avuto sintomi sospetti le aritmie significative ne altre alterazioni anatomiche rilevabili con l’ecocardiogramma. Per quale motivo avrebbe dovuto fare la risonanza magnetica al cuore? Perché ha avuto 2 extrasistoli isolate?…( motivo per il quale il dottor Stagno é oggi indagato per omicidio colposo per la visita medico sportiva effettuata nel 2014)
Se valesse l’equazione extrasistole=risonanza magnetica con lo stesso principio la dovrebbero fare due milioni di italiani nei quali si hanno gli stessi riscontri. Occorrerebbe una dotazione di strumentazione almeno 100 volte superiore a quella disponibile ( con una spesa folle, pubblica o privata che sia) e tempi biblici per ottenerla. C’é da dire infine che non sempre le risonanze magnetiche sono dirimenti per la patologia che aveva Astori. Nelle forme lievi é difficile fare diagnosi anche con quella, e in, caso di persistenza del sospetto, occorre fare addirittura la biopsia miocardica. Tutto questo é folle per il rilievo, senza altri criteri di rischio, di qualche extrasistole all’ecg effettuato in corso di visita medico sportiva.
Astori é stato il classico ago nel pagliaio, la tempesta perfetta, ma occorre rassegnarsi all’idea che il certificato medico sportivo non é il certificato di immortalitá, per ottenere il quale occorrerebbe ben altro che 2 milioni di risonanze magnetiche e diverse miglia di biopsie miocardiche, ma una miriade di altri esami per patologie rare ma comunque possibili nella popolazione generale che imporrebbro una caterva di accertamenti impressionanti sulla base di sintomi per lo più aspecifici ( ad esempio la tac cerebrale in chi lamenta spesso mal di testa perché questo potrebbe essere spia di un aneurisma cerebrale e così via).
Un iter che non é pensabile ne per una medicina sportiva ne per nessun’altra disciplina.
Gli esami, soprattutto quelli ad alta tecnologia, ad alto costo e a scarsa ( scarsissima) probabilitá di rilievi diagnostici significativi, devono essere chiesti solo in presenza di adeguati sospetti, e questo non era il caso del povero Davide Astori. Non esiste alternativa. Applicando il principio di fare tutto a tutti vivremmo in ospedale gran parte del nostro tempo e il sistema sanitario nazionale, giá malandato di suo, esploderebbe sotto il peso di una valanga di esami inappropriati.
Marcello Pili specialista in Cardiologia e in Medicina dello Sport”