Siamo arrivati ai titoli di coda o forse a raschiare il fondo del barile? Io spero proprio di sì perché già vomito parole contro quello che ritengo il più assurdo e grottesco paradosso a cui abbia assistito. Massimo Cellino si ritrova ormai a sferrare i colpi della disperazione. Ha incassato destro e sinistro, barcolla ma non si arrende. In palio c’è il futuro della società per azioni che risponde al nome di Cagliari Calcio. Un colpo al cuore per i tifosi sardi, colori che da soli richiamano memorie, gonfiano d’orgoglio, determinano un’identità, soprattutto persa. Uno stadio, l’ultimo stadio possibile al centro di una contesa che farebbe impallidire Camillo e Peppone. Dopo anni in cui i sindaci di Cagliari si sono nascosti dietro le barricate, evitando di muovere un dito a favore o contro, ecco Massimo Zedda. Sarà nel destino del nome ma un Massimo sommato all’altro determinano il minimo storico nei rapporti tra società e istituzione. Non conta lo sfascio. Il sindaco di Cagliari gode del successo ottenuto con il ritorno del Presidente a Cagliari. Maltrattato dai paradossi burocratici e colto in fallo per un eccesso di determinazione e sicurezza. Reduce dall’ennesimo abbandono a discapito di Quartu e di Contini che, per voglia di fare, avrebbero meritato altra sorte. Zedda potrebbe accontentarsi del Cellino con il cappello in mano e invece va oltre. Lo tiene sulla porta. Incassa i denari ma fa il prezioso. Detta la proposta alle sue condizioni. Mostra di non avere fretta. Filosofeggia sulla sorte dei soldi incassati cercando alleati tra i veri poveri della città, con impieghi che sfiorano la propaganda di antico stampo romano, non cede di un centimetro. Verrebbe da pensare, a torto, che del calcio non gliene “freghi” niente e ancor meno degli esaltati che stanno dietro ad un pallone. Sono altre le fasce deboli che chiedono di essere integrate senza escludere nessuno, né zingari, né gay. Massimo Cellino ribolle come una pentola a pressione. Non esplode, per ora, spiffera. Il terreno intorno a lui scotta. Elmas e Quartu sono capitoli finiti, argomenti ufficialmente abbandonati, partner delegittimati. Il Sant’Elia è l’ultimo stadio che però cade. Cade. Se non vi siete accorti, lo stadio Sant’Elia CADE A PEZZI. Logica vorrebbe che un immediato intervento sia a vantaggio di tutti. E invece Cellino e Zedda, tengono in pugno le loro armi, il Cagliari e il Comune del Capoluogo. Per alimentare un infelice duello, a discapito del Cagliari e della sua immagine e del patrimonio di Cagliari città. Gli altri guardano. Se qualcuno si fa avanti con voglia di agire viene tacciato di speculare per trarre benefici di immagine. Il qualcuno che potrebbe invece intervenire nel suo legittimo ruolo ha paura di fare una mossa sbagliata. Riesce solo a chiedere che si smetta di litigare. E l’ultimo stadio dei Sardi rischia di diventare macerie. Sotto troveranno tutti noi, umiliati e silenti, vittime di fantasiosi titani che hanno perso la dimensione di sé. Credono di essere grandi grandi ma si ritroveranno presto piccoli piccoli.