
Barone sa tirannia
- Luglio 28, 2011
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Avrei poco da dire perchè il potere comunicativo del calcio è già da un paio d’anni che riconduce a temi socialmente più profondi. La Sardegna sta riaffermando la sua identità e la vicenda “stadio” è solo il clamore superficiale di un movimento che si sta proiettando verso l’autonomia reale. Difficile da far digerire alle mafie che hanno deciso la nostra sorte per decenni. Il conflitto che inizialmente era solo culturale e storico, patrimonio di pochi pionieri, ora si estende a campi che riguardano l’economia e quindi la politica. Troverei strumentale entrare nel merito della schermaglia del giorno. Mi piace invece ribadire un concetto già espresso: pocos, locos ma fortza paris”. Custa est s’ora: barone sa tirannia!
massimo
forse mai come in questo momento siamo al centro di un progetto che tende a darci il colpo di grazia per prepararci a subire il peggio che ci verra’ proposto/imposto…e forse mai come in questo momento un numero sempre maggiore di sardi se ne sta rendendo conto…pfroprio ieri ho saputo che in barba ai due referendum plebiscitari contro il nucleare gli studi di fattibilita’ di una centrale nucleare nell’oristanese NON SONO PER NULLA FINITI…TUTT’ALTRO
Paola pascalis
La verità è che dobbiamo prendere coscienza dei nostri mezzi e fare in modo di diventare padroni del nostro destino.Per troppi secoli siamo stati abituati a subire,è nostro dovere tutelare noi stessi e la nostra terra.La prepotenza di questo signore sulla questione stadio è solo uno dei tanti esempi di come tutti si sentano padroni in casa nostra.
MC
E’ il c.d. film già visto. Cambiano i personaggi, cambia la location ma la trama è sempre la stessa. Oggi è lo stadio (meglio l’hangar per aerei privati “continetali”), ieri era la il resort di imprese “milanesi”, domani saranno, ahinoi, le spiagge! Si possono raccontare mille storie uguali (Saras in testa) ma penso sia inutile perché noi Sardi, ora come ora, continuiamo ad essere confinati nell’interno allorquando lo straniero ha voglia di prendersi le nostre rive baciate dal mare. E’ comunque bene riconoscere che siamo noi a concedere il destro a certi scarsi pugilotti a cui il destino ha concesso privilegi superiori ai propri meriti. Infatti, se fossimo veramento uniti e decisi, avremmo già da tempo i nostri stadi e gestiremo in autonomia i nostri mari. Quello che conforta è che i segnali di una nuova identità di popolo unito si stanno, pian piano, facendo intravedere e, se questi fossero confermati, avremmo di che sperare per il futuro.
Vittorio Sanna
Condivido totalmente il tuo pensiero, la tua valutazione e anche le tue speranze
URIBE78
La sicurezza viene prima di tutto,costruire uno stadio a 500 metri dalla pista di un aeroporto è da dementi,infatti il presidente non ci ha mai pensato,gli obbiettivi finali dell’operazione sono altri…..
massimo
cambiare una cultura di asservimento allo ” straniero” radicata da secoli…questa e l’impresa….per restare nel futile…pazzeschi alcuni commenti che ho sentito oggi al bar di fronte a dove lavoro sul fatto dello stadio a s. caterina…..tifosi cagliaritani di squadre del nord…pogarirari…vittorio poi leggo il fondo di biolchini sul ”sardegna”…non ne ho condiviso una riga…