
ASSEMINI È FEMMINA
- Giugno 25, 2018
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LA PRIMA SINDACA. Per la prima volta sarà una sindaca a governare Assemini, Sabrina Licheri, candidata di Cinque Stelle. È la prima evidente novità che emerge dalle urne dove ci sono state tante conferme, sia negative che positive. LA PERCENTUALE DI VOTANTI. La disaffezione per la politica è crescente, al primo turno il 50% al ballottaggio appena il 41%. Verrebbe da dire “come può essere diversamente?” se per politica si intende la becera contrapposizione tra partiti o addirittura tra correnti. MEGLIO SOLI. Il merito del gruppo di Cinque Stelle è quello di essere compatti. Rappresentano il 20% dell’elettorato attivo ma hanno scelto di andare avanti soli, uniti, senza farsi ammiccare dal desiderio di applicare il Manuale Cencelli, quello delle spartizioni, delle logiche di vassallaggio degli assessorati, divisi in quote, per amministrazioni Arlecchino che poi finiscono con lo scaricarsi addosso le responsabilità. Una scelta coraggiosa che ha pagato particolarmente nelle scorse elezioni comunali quando al vecchio sindaco Casula si è opposto un “Non Casula” che poteva essere di diversa estrazione, forse poteva essere chiunque. Andare avanti da soli ha significato motivare tutti i consiglieri. Il gruppo presentato nelle liste non è un riempitivo. Se si vince si governa tutti quanti, se si perde si va a casa insieme. Questo garantisce la conservazione dei voti da un turno all’altro. Sabrina Licheri ha avuto 500 voti in più rispetto al primo turno, Antonio Scano 200 in meno che possono addebitarsi ai pacchetti dei consiglieri che in ogni caso, anche con la vittoria sarebbero rimasti fuori dal Consiglio Comunale. Da questo punto di vista si può parlare di politica nuova. Così come non può essere addebitato a un partito o un movimento diverso il successo o l’insuccesso dell’amministrazione. C’è un solo responsabile e non si può attivare il giochetto dello scaricabarile che per anni ha caratterizzato e caratterizza le amministrazioni di cartello. Vieni valutato per ciò che fai e non per le scuse che racconti. LA SINISTRA. I frantumi della sinistra sono l’aspetto più triste per chi come me ha vissuto quella che si è rivelata l’utopia della sinistra. Venticinque anni fa, auspicavo le responsabilità di governo, quando la sinistra c’era ancora e, essendo allora sostenuta dalla base della popolazione italiana avrebbe dovuto fare qualcosa “di sinistra”. Invece la palombella rossa da cui traggo il virgolettato morettiano ha continuato la sua parabola discendente, il suo accentramento, fino ad andare alla deriva. Ad Assemini è implosa, scoppiata dentro, con divisioni viscerali che hanno portato a frantumazioni di diverso genere. Si sono frantumati dentro le sezioni e hanno portato alla dispersione dei “simpatizzanti”. Molti di loro te li ritrovi in altri gruppi a cercare le risposte mai arrivate. Molti esponenti della stessa lista di Cinque stelle, a suo tempo, erano simpatizzanti, frequentatori delle sezioni. Schiacciati dalle gerarchie delle tessere, da una politica assecondante le gerarchie italiane. Oggi non sanno come cambiare, che direzione prendere, sempre con il riflesso che arriva dall’alto. Dalla base dovrebbero ricominciare. Ci sono persone pure, oneste, che hanno il tempo per cercare di realizzare ideali di libertà, tolleranza, democrazia, parità, che si sono incastrati sotto le sedie del politico cavalcante di turno. DALLA BASE. Dalla base deve nascere una nuova cultura politica. Fallite le politiche dei segretari di partito nazionali illuminati, bisogna guardarsi intorno e partire dai bisogni più immediati. Quelli che ci toccano ogni giorno, non le filosofie incomprensibili dei giocatori di Risiko o degli speculatori di borsa. Toccara a tenni cos’e pappai. Ripartiamo da noi, dal nostro territorio, dalla nostra isola ben confinata e mal collegata. Ricominciamo a guardare al vicino di casa come ad una risorsa. Perchè, insieme, la voce si sente, le cose si fanno, il rispetto si ottiene. Anche se ha sempre votato diversamente. Smettiamo di scimmiottare gli attori della sceneggiata dei privilegi. Recuperiamo il potere critico che nasce dalle nostre valutazioni e non dalle appartenenze ad uno schieramento o ad un altro. Cerchiamo di capire chi siamo, cosa possiamo fare e che direzione indicare. Perché io già da tempo penso ai figli e vorrei vederli protagonisti del proprio destino. Indipendenti da lacci e gioghi che ci hanno costretto a girare a vuoto. ASSEMINI È FEMMINA. Assemini è femmina e spero che possa recuperare quell’antica capacità matriarcale di gestire l’economia della casa, la sua pulizia, renderla comoda. E che sappia, come una madre, crescere i figli, perché educati e dediti al sacrificio, trovino la loro identità, lavoro e sviluppo. Non è facile e non vorrei fosse, per quanto mi riguarda, l’ennesima utopia.