Tutto nasce da una scena che fa da contorno a Cagliari-Milan. Ad un certo punto dal palco panchina rossonero si alza un signore in divisa d’ordinanza che va a protestare veementemente con il quarto uomo. Lo capisco dalla gestualità, dal muso contro muso, dall’indice rivolto all’ufficiale di bordo campo. Mi scandalizzo come sempre, ma un po’ meno, (beata innocenza) del fatto che si permettano proteste così plateali senza batter ciglio e mi convinco del fatto che “il signore rossonero” fosse un ex calciatore,  perché viso conosciuto. Ho pensato al secondo di Gattuso. Durante le interviste lo rivedo passare. Ho la certezza che sia un ex calciatore, credo di avere il nome sulla punta della lingua, ma poi dimentico. Mi torna in mente stamattina. Occhiata allo staff tecnico del MIlan. Scorro i nomi. Non è il secondo di Gattuso. Arrivo al team manager ed ecco identificato il personaggio: Andrea Romeo, ex arbitro di serie A. Colpevole, sono colpevole di non essere aggiornato. Romeo è uomo di fiducia di Fassone (mi chiedo da quando visto che ha smesso di arbitrare quattro anni fa). Non voglio dare vita alle solite elucubrazioni, rischiando di essere tacciato come complottista, ma fare cose opportune e inequivocabili in Italia non è possibile? Scelte e linee che non si prestino al dubbio o addirittura al pensar male? Un arbitro, anche ex, per il ruolo che svolge, per tranquillizzare le parti, dovrebbe stare al di sopra, fuori dalle carriere societarie. È il sistema di giustizia, non si può mischiare al sistema politico. Ora, addirittura, team manager, addetto alla squadra, il magistrato che protegge i calciatori. È almeno inopportuno. Ma di cosa mi scandalizzo? Perchè è opportuno forse che gli opinionisti tv, o addirittura gli addetti al commento tecnico di una gara specifica sia ex giocatori di una sola delle squadre in campo? Nei commenti alle gare del Cagliari è sempre così. Contro il Milan ex milanisti, contro l’Inter, ex interisti, contro la Juventus ex bianconeri. Mi ricordo ancora una polemica con il Pampa Sosa, commento tecnico in un confronto con il Napoli. Voglio indossare l’aureola (con scarsa convinzione): se anche tutto fosse in buona fede, se il comportamento ineccepibile, perché non evitare, PER OPPORTUNITÁ certe scelte e certi ruoli? Invece, non solo si insiste, ma si diffonde, con una sensazione di prepotenza dilagante a danno delle società meno influenti. La rovina dello sport che vorrebbe che tutte le partite iniziassero e finissero senza condizionamenti. E che venissero anche commentate con pari giudizio. O gli abbonati Sky delle strisciate pagano di più di noi cagliaritani?

Forse le società più forti fanno “regali” più azzeccati al costo di coniare un pessimo e scorretto comparativo.